Cinema

Due pezzi di pane

DETTAGLIO

Anno: 1979
Titolo: Due pezzi di pane
Ruolo: albergatore
Data di uscita: 01/01/1979
Produzione: Mauro Berardi e Gianfranco Piccioli

CAST ARTISTICO

Vittorio Gassman
Philippe Noiret
Luigi Proietti
Paolo Volponi
Anna Melato
Luigi Pezzotti
Edoardo DI Jorio
Tiberio Simmi
Cristiana Borghi
Alessandro La Torre
Daniela Piperno
Giorgio Martina
Nicolas Barthe
Hélène Chauvin
Claudio De Angelis
Maria Grazia Bon
Bruna Simionato
Roberto Castri
Vinicio Diamanti
Nicola D'Eramo
Alviero Martini
Piero Morgia
Roberto Simmi

CAST TECNICO

Regia: Sergio Citti

Soggetto: Sergio Citti

Sceneggiatura: Sergio Citti

Fotografia: Giuseppe Ruzzolini

Montaggio: Nino Baragli

Scene: Luciano Ricceri

Costumi: Mario Ambrosino

Musiche: Alessandro Alessandroni

Produttore: Mauro Berardi e Gianfranco Piccioli

CRITICA
"...Citti ha fatto un passo indietro rispetto a Casotto,che pur essendo di maniera aveva una struttura più solida. Benché torni semmai a respirare l'aria di Ostia, il suo mondo-fantastico, nel quale la felicità gli sembra ormai irraggiungibile, non produce un racconto architettato con rigore nella misura picaresca. Semplificando le psicologie, Citti ci dà tipi più che personaggi; tutto preso dal piacere di vederli muovere, s'incanta di fronte a un balletto di ombre gioconde. Sicché dobbiamo contentarci di certi sguardi felici, della levità di alcune movenze, dell'amaro che serpeggia nel surreale, dell'elegante fotografia di Giuseppe Ruzzolini.
E di come si spendono gli interpreti: un Gassman che regge con bravura la sua macchietta, un Philippe Noiret non proprio a suo agio in panni romaneschi ma sempre attore di razza, un Gigi Proietti che dà ameni accenti all'oste della buon'ora. Nella sua particina Anna Melato è dolce e furba; nella sua toga da magistrato, Paolo Volponi rinverdisce con molto spirito corporale la tradizione degli scrittori tentati dallo schermo."
Giovanni Grazzini 27/01/1979 Il Corriere della Sera

"...E si ha anche la sensazione che a lungo an­dare la sopraffina bravura dì Gassman (che è Pippo), di Noiret (che è Peppe) e di Proietti (che è l'O­ste—Destino—Demonio; una presenza dell'arcano simile a quella di Ostia) fi­nisca per talora sovrappor­si al «mondo poetico» di Cit­ti, coartandolo — quasi sempre con risultati godi­bilissimi peraltro — verso un manierismo certamente lontano dalla schiettezza ispirativa dell'autore. Intendiamoci. Un film come Duepezzidipane sa­rebbe degno di nota anche in una situazione normale.  In una stagione cinemato­grafica poi come quella che attraversa il cinema ita­liano attualmente, è uno dei pochi segni di vitalità. E tuttavia, proprio perché stimiamo Citti, ci sembra di poter rilevare che il suo quarto film, pur confer­mando un talento, non ne mostri tutta la potenziale ricchezza che l'esordio di Ostia lasciava intuire."

Lino Miccichè 30/01/1979, L'Avanti