Direzione Artistica - Teatro Brancaccio
Dopo il successo enorme riscosso con A me gli occhi, pelase al Teatro Tenda di Roma, Proietti comincia a sentire il bisogno di una casa dove poter fare liberamente il suo teatro, e nel 1979 prese per la prima volta il Teatro Brancaccio di Roma.
Inaugurò la sua nuova attività di gestore con uno spettacolo scritto per lui da Luigi Magni, La commedia di Gaetanaccio, basato sulla leggenda di un burattinaio della Roma papalina che inventò la maschera di Rugantino, e che vive sbeffeggiando i potenti e patendo per questo la fame.
Per questo spettacolo musicale Proietti in collaborazione con Piero Pintucci, scrisse gli arrangiamenti delle canzoni e con Magni i testi. Era in scena con lui Luisa De Santis, Daria Nicolodi e gli allievi del primo corso del Laboratorio di Esercitazioni Sceniche, la scuola per giovani attori che Proietti aveva aperto nel 1979 proprio nel suo teatro.
Una scuola nata grazie a piccole sovvenzioni regionali senza le quali, sostiene lo stesso Proietti, era impossibile pensare una cosa del genere, anche perché la scuola durava tre anni ed era gratuita. Questo perché secondo Proietti: “Una scuola di teatro è una scuola di formazione, ci dovrebbe pensare lo stato; il teatro forma le persone, che inizialmente non se ne rendono conto, se ne rendono conto molto dopo, ma è formativo comunque. Perché gli interessi non sono quelli di giocare con la playstation, con tutto che io non ho niente contro, però sono interessi ancora antichi, di radici, se la fai bene, hai a che fare con autori che non ti verrebbe mai in mente di andare a conoscere se fai un altro mestiere”
Parecchi furono i colleghi che si prestarono all’insegnamento nei quindici anni di attività della scuola: Sandro Merli, che a detta di Proietti fu uno dei fautori del Laboratorio, insegnava recitazione, insieme allo stesso Proietti, Annabella Cerliani insegnava dizione, Stefano Reali insegnava canto e solfeggio, Christine Danham danza, Mario Scaletta improvvisazione e mimica facciale. Senza dimenticare i numerosi stage e incontri con affermati professionisti, come Giancarlo Cobelli, Rossano Brazzi, Ugo Gregoretti.
Il sottile filo rosso che univa tutti gli insegnamenti del Laboratorio era il principio su cui si basa tutto il pensiero di Proietti, e cioè quello del gioco. Egli ha più volte dichiarato di amare il gioco e di considerarlo la base del fare teatro, ricordando che non è un caso se in inglese recitare si dice “to play” e in francese “jouer”.
Distinguendo sempre attentamente il gioco dallo scherzo: “Non so se sarebbe possibile oggi recuperare un tipo di clima del genere, perché poi sotteso a questo clima c’è la parola gioco, e il gioco oggi non lo vò fa nessuno, oggi piace lo scherzo. C’è un motivo per cui il gioco non va più di moda, è che ci sono le regole, e le regole oggi non le vogliono rispettare, non c’è niente da fare!”
Si può così sintetizzare il pensiero di Proietti con le sue stesse parole: “Se si riesce a far entrare gli spettatori nel gioco della rappresentazione, sia esso drammatico o comico, il teatro ha assolto la sua funzione. Che è strettamente civile, di aggregazione”.
Dal Laboratorio sono usciti parecchi attori che si sono ora affermati nel panorama teatrale, televisivo e cinematografico italiano come Flavio Insinna, Sandra Collodel, Gianfranco Jannuzzo, Pino Quartullo, Giorgio Tirabassi, Massimo Wertmuller, Enrico Brignano e molti altri ancora.
Il Laboratorio chiuderà nel 1993 dopo quindici anni di attività perché la Regione Lazio non garantirà più le poche sovvenzione che permettevano a Proietti di andare avanti e soprattutto di fare del Laboratorio l’unica valida alternativa alle scuole istituzionali data la gratuità dei corsi.
Nel 2001 Proietti viene chiamato dal Comune di Roma, che sostiene le spese d’affitto, a gestire per la seconda volta il teatro di Via Merulana, da troppo tempo abbandonato a se stesso e ridotto a sala prove del teatro dell’Opera di Roma; sembra finalmente avverarsi dopo tanti anni il sogno dell’attore romano di avere una sua “casa” nella sua città, dove poter applicare la sua idea di cultura, mai autoreferenziata, che auspica, desidera, non può e non vuole fare a meno del criterio di economicità derivante dalla risposta del pubblico.
Il primo spettacolo della nuova direzione artistica ad andare in scena è stato Dramma della gelosia, tratto dal famoso film di Ettore Scola, diretto dallo stesso Proietti, e interpretato da due ex allievi del laboratorio Pino Quartullo e Sandra Collodel, riscuotendo subito un grande successo che portò a replicare lo spettacolo più del previsto.
La prima stagione vera del Brancaccio è quella 2001/02 che vede in cartellone solo tre spettacoli, in quanto Proietti è contrario ad interrompere le repliche di uno spettacolo che riscuote successi per esigenze di cartellone. Il primo di questi spettacoli è Falstaff e le allegre comari di Windsor che oltre ad avvalersi della regia dello stesso direttore artistico, ha come punta di diamante l’interpretazione di Giorgio Albertazzi panciuto, ironico e pieno di sé.
Il secondo spettacolo fu un vero e proprio evento, con tanto di provini aperti a chiunque, e cioè la trasposizione in musical del film Full Monty dell’inglese Peter Cattaneo, la storia di un gruppo di disoccupati che per sbarcare il lunario si improvvisano ballerini di strip dance.
La stagione si è chiusa con lo stesso Proietti in scena con Io Toto e gli altri, spettacolo nipote di A me gli occhi, please che dal 1976 è stato il suo marchio di fabbrica, e che ha registrato il tutto esaurito con largo anticipo per tutti e due i mesi di programmazione.
Nell’ottobre del 2003 Proietti inaugura il Brancaccino, una piccola sala di 120 posti situata al secondo piano del Teatro Brancacccio, dove proprio nel 1979 nacque il famoso Laboratorio di Esercitazioni Sceniche, fortemente voluta dal suo direttore artistico e interamente costruita dal suo direttore tecnico Stefano Cianfichi e dai suoi collaboratori.
Lo spazio venne inaugurato il 2 ottobre del 2003 con lo spettacolo Song not Song di e con Vittorio Viviani. Il Brancaccio in sette stagioni aveva raggiunto lo status di primo teatro a Roma per presenze, contava oltre 8000 abbonati e un cartellone ricco di produzioni di indiscusso valore artistico come Concha Bonita, musical italo-francese di Cerami e Piovani, L’uomo dai mille volti di e con Arturo Brachetti, il trasformista più famoso al mondo, fino ad arrivare a La Presidentessa per la regia dello stesso Proietti.
Nel luglio 2007, mentre Proietti stava definendo gli ultimi dettagli della nuova stagione, una notizia ansa annuncia che la proprietà del teatro affida la direzione artistica a Maurizio Costanzo, proprio nei giorni in cui il noto giornalista e l’attore romano si accordavano per far entrare nel cartellone uno spettacolo prodotto dal primo.
La reazione dell’opinione pubblica è accesa, il pubblico si schiera subito dalla parte di Proietti, come parecchi addetti ai lavori, i dipendenti del teatro occupano pacificamente lo stabile per una settimana organizzando una raccolta di firme che culminerà con uno spettacolo di addio, Godiamoci gli ultimi istanti del Brancaccio, con lo stesso Proietti che saluta il pubblico in lacrime. Il 30 luglio 2007 Proietti e il suo staff lasciano il teatro definitivamente.