Teatro - interprete

Alleluja brava gente

DETTAGLIO

Anno: 1970
Titolo: Alleluja brava gente
Ruolo: Ademar
Data di debutto: 23/12/1970
Teatro del debutto: Teatro Sistina
Città del debutto: Roma

CAST ARTISTICO

Renato Rascel, Luigi Proietti, Mariangela Melato (dal secondo anno Daria Nicolodi), Gianfranco D'Angelo, Giuditta Saltarini, Enzo Garinei, Gerry Bruno, Luigi Palchetti, Christy, Enzo Cesiro, Fernando Lizundia, Peter Boom, Angela Abbigliati, Stefania Aprile, Luciano Brizi, Luigi Risani, Antonio Velardi, Margherita Brancucci, Marisa Brancucci, Manuela Costantini, Marinella Viri

CAST TECNICO

Autore: Garinei & Giovannini, Iaia Fiastri

Regia: Garinei & Giovannini

Musiche: Renato Rascel e Domenico Modugno

Coreografie: Gino Landi

Scene e Costumi: Giulio Coltellacci

CURIOSITÀ

Erano (Pietro Garinei e Sandro Giovannini n.d.r.) nel pieno dell’allestimento del loro prossimo spettacolo, Alleluja, brava gente, che sarebbe stato interpretato da Renato Rascel e Domenico Modugno, che avevano firmato anche le musiche. Mancavano pochi giorni alla prima al Sistina, eppure quella sera del 1970 i due papà di Rugantino erano a L’Aquila, in mezzo al pubblico di Operetta. Come mai?

In seguito mi dissero che all’ultimo momento Modugno si era dovuto tirare indietro per un contrattempo. Sarebbe mancato per qualche giorno, ma ormai il teatro era prenotato, le scene e i costumi erano pronti: rimandare era impossibile.

Avevano sentito che allo Stabile de L’Aquila c’era un ragazzo che recitava bene, che sapeva anche cantare e suonare. Volevano scritturarmi se non altro per consentire alla compagnia di terminare le prove. Così dissero.

«Come?» pensai. «Commedia musicale? Ma che, scherziamo? Mi state prendendo in giro? Io faccio avanguardia! Questa è roba commerciale!» Ma non glielo dissi.

Credevo che prestarsi a uno spettacolo del genere volesse dire vendersi per sempre. Tornato a casa però ci pensai su. Cominciai a essere molto combattuto. Mi proponevano di entrare nel giro del Sistina, del teatro commerciale, e nel giro di qualche ora lo sdegno mutò in curiosità.

Rascel era una star eccezionale, faceva parte della mia infanzia. Lavorare con lui era per me un grande onore. E inoltre mi avevano assicurato che la sostituzione sarebbe stata solo temporanea. «Modugno tornerà nel giro

di qualche giorno» mi dissero. «Lei ci dia intanto una mano con le ultimissime prove…»

Finii per accettare. Tornai a Roma di corsa e mi ritrovai in un teatro enorme,

almeno rispetto a quelli in cui avevo lavorato fino

a quel momento. Mi misero il copione in mano e mi caddero le braccia. Dovevo parlare una specie di siciliano e la prima parola che avrei dovuto pronunciare era: «Minchia». Corsi da Giovannini e gli dissi: «Mi spiace, ma “minchia” io non lo dico». Passare dal teatro colto e astruso al «minchia» era davvero troppo. Dopo ore di discussione mi lasciai convincere, ma la spocchia non mi passò. Durante le prove mantenni un fare altero.

Mi consideravo un attore del teatro d’avanguardia,

intellettuale e di ricerca, e guardavo un po’ tutti dall’alto in basso. Avevo fatto Molière, Shakespeare, Moravia, avevo portato in scena testi di Gombrowicz e di Picasso,

avevo lavorato su Brecht. Pensavo che non avrei mai calcato un palco di teatro per cantare, quello lo facevo nei night, e fare ridere mi sembrava svilisse il senso stesso del teatro. In poche parole: non avevo capito un cazzo.

O, se si preferisce, ero davvero stronzo.

I ballerini, giustamente, mi guardavano come se fossi un alieno. E forse lo ero. Ma dietro quella maschera di insofferenza e alterigia, si nascondeva un altro Gigi, un Gigi che un po’ alla volta iniziava a prenderci gusto.

La commedia musicale mi stava conquistando, anche se non volevo ammetterlo. Vivevo un grandissimo dissidio interiore. Intanto le prove volgevano al termine e Modugno non

era ancora rientrato. Alla fine, la sera della prima dovetti andare in scena io. Lo spettacolo era in due atti, molto comico e con delle bellissime musiche. Oltre a Rascel, con me recitavano Mariangela Melato e Giuditta Saltarini.

Fu un successo incredibile. Ricevemmo premi, finimmo sulle copertine di tutti i giornali e Canzonissima ci ospitò in televisione.”

Gigi Proietti “Tutto Sommato qualcosa mi ricordo” Rizzoli 2013

CRITICA

“A leggere le cronache del successo che il musical “Alleluia, brava gente” di Garinei e Giovannini (e di Iaia Fiastri) ha fatto registrare ieri sera al Sistina, Domenico Modugno si torcerà le mani dalla rabbia, imprecherà alla jella. Costretto a rinunciare allo spettacolo per una sciatica (che molti, maligni, sussurrano essere diplomatica), dovrà constatare con rammarico di aver perso una delle grandi occasioni della sua carriera. La parte che, accanto a Renato Rascel, è stata affidata a Luigi Proietti sembra scritta proprio su misura per Modugno ed è un ruolo che non ha nulla da invidiare a quello di Rascel. Anche se ha dovuto imparare tutti in quindici giorni - la parte, la tonalità musicale, il siciliano - Luigi Proietti non è per nulla un sostituto: è anzi la vera, autentica rivelazione dello spettacolo. Nel canto ha mostrato di essere un eccellente interprete delle canzoni che lo stesso Modugno e Rascel hanno scritto (e si sentono gli stili inequivocabili dei due autori), nella recitazione ha confermato di possedere quelle doti che molti avevamo già segnalato…”

Carlo Galimberti “Corriere d’informazione” 24-25/12/1970


“…Proietti accolto dal pubblico come una vera rivelazione.”

L.Mad. “La Stampa” 24/12/1970


“…La platea trova Rascel irresistibile e applaude stupefatta il giovane sconosciuto che si chiama Luigi Proietti: ma voi e io sappiamo (e Garinei e Giovannini sanno) quanto si può contare sul professionismo

di Rascel e quale straordinario attore sia Proietti, il più dotato della sua generazione in mezzi e in istinto, una personalità complessa e straordinariamente moderna. E Proietti non sembra neppure arrivato lì

per caso - come invece è - tanto occhieggia da tutte le pieghe dello spettacolo una attenzione vera - magari soltanto nel senso tecnico, dell’uso di una possibilità espressiva- a quanto il nuovo teatro ha regalato in questi ultimi anni ai teatranti di tutto il mondo.

E’ un atto di intelligenza, che presuppone una autentica libertà nell’invenzione. Appunto ciò che manca ai teatranti che si fanno saltare sulla schiena la bestia del consenso del pubblico più rancidamente borghese che lo spettacolo contemporaneo conservi.”

Mario Raimondo “Il Dramma” gennaio/febbraio 1971


“…Da alcune inflessioni e da certi movimenti intuiamo che Proietti è impostato come Modugno ma non ne costituisce certo un ricalco. Quella di Alleluja brava gente è la sua affermazione vera di fronte al grande pubblico, che purtroppo non lo ricorderà come primattore allo Stabile dell’Aquila, dal Coriolano di Shakespeare a Operetta di Gombrowicz. Oggi se ne ammira la dizione netta e il canto intonato.”

Piero Perona “Stampa Sera” 13/01/1972


“…Luigi Proietti il quale, dal canto suo, si è subito conquistato le simpatie di un pubblico che lo conosceva, se lo conosceva, solo come attore di prosa. Qui fa di tutto e molto bene, con Rascel, che è metà di lui per statura e il doppio per età forma una coppia buffissima. Sono i due mattatori dello spettacolo…”

Alberto Blandi “La Stampa” 13/01/1972


“Le trovate si sprecano: un’iniezione di sangue nuovo in un complesso che, accanto a vecchie volpi come Renato Rascel - in gran forma - allinea la giovinezza e i mezzi incontenibili di Gigi Proietti.”

Franco Quadri “Panorama”