Teatro - interprete

Il Bugiardo

foto Maurizio Buscarino - Teatro Nazionale di Genova
foto Maurizio Buscarino - Teatro Nazionale di Genova

DETTAGLIO

Anno: 1979
Titolo: Il Bugiardo
Ruolo: Lelio, il bugiardo
Data di debutto: 15/11/1979
Teatro del debutto: Teatro Politeama
Città del debutto: Genova

CAST ARTISTICO

Luigi Proietti, Camillo Milli, Diana De Curtis, Cloris Brosca, Didi Perego, Ugo Maria Morosi, Claudio Lizza, Enrico Ostermann, Sergio Graziani, Francesco De Rosa, Ennio Coltorti, Fabrizio Temperini, Giorgio Bettinelli

CAST TECNICO

Autore: Carlo Goldoni

Regia: Ugo Gregoretti

Musiche: Alberto D'Amico

Scene e Costumi: Eugenio Guglielminetti

CURIOSITÀ

“Ma al di là dei successi del laboratorio, non potevo trascurare il fatto che il Brancaccio non era solo un luogo di studio: era prima di tutto un teatro e a un teatro servono spettacoli e spettatori. Dovevo tenerne in piedi la programmazione e, quando lo Stabile di Genova mi propose di fare uno spettacolo da loro, io accettai a patto però di poterlo poi portare nel mio teatro a Roma. Portai in scena Il bugiardo di Goldoni, sempre con la regia di Gregoretti. Fu la prima regia teatrale di Ugo, ma fu perfetta, come ci si poteva facilmente immaginare. La teatralità goldoniana, fatta di rispetto della lingua, cominciava però a

stufarmi. Una sera al Brancaccio notai il pubblico un po’ annoiato e, quando mi ritrovai sotto la finestra della mia dama per recitare la battuta «Ardo d’amore!», la intonai diversamente e cominciai a chiamare: «Ardooo! Ardooo!». Sembrava che stessi chiamando uno di nome

Aldo con l’accento romano. Dalla platea risero ma la cosa non piacque per niente ai puristi. Fu una mia piccola vendetta contro Goldoni.”

Gigi Proietti, Tutto Sommato qualcosa mi ricordo, Rizzoli 2013

CRITICA

“…Proietti, carico di sicura astuzia scenica e di comunicativa,

conduce in giro un Lelio che diverte se stesso, prima degli altri, e

che fa di sé un personaggio ulteriore, o meglio una ipotesi di lavoro comico, conseguenza della quale è lo svaporamento della bugia come vizio. (E come male oscuro, figuriamoci). Siamo così tornati a un Lelio

irresistibile più come intrattenitore, in un certo senso, e persino più come estensore "all’improvviso” della propria parte, nell'estroversione recitativa. E' un Lelio che non si pèrita di mostrarsi col grembiule d'un cuoco casalingo, sicché immiserisce la propria qualità emblematica…”

Odoardo Bertani, novembre-dicembre 1979, Il Dramma

“… Ugo Gregoretti ha cucito, sulle fattezze atletiche e irruenti di un mattatore come Gigi Proietti, un Lelio che è un avventuriero della menzogna, intinto di una mascalzonaggine che, per esser ilare, non è perciò meno losca. Ed è una scelta che, adattandosi alla caratterialità spavalda dell'interprete, è, anche criticamente, del tutto legittima: ma impone che anche i personaggi che vengono a contatto con quel ribaldo giovinastro, siano, a loro volta, connotati con altrettanta incisività, o per affinità o per contrasto. Così si sarebbe trascorsi dalla commedia di carattere alla commedia corale, così si sarebbe data intima coerenza all'allestimento. E. invece, in questa messinscena, da una parte c'è Lelio, che giganteggia, va detto, per la proverbiale vitalità e comunicativa di un Proietti straripante, dall'altra c'è una folla di comprimari, tutti, purtroppo, formato ridotto…”

Guido Davico Bonino 17/11/1979 “La Stampa”

“…Detto questo, riconoscere che nella sua dimensione interpretativa Proietti è un mostro di bravura, è facile, è persino irritante. Proietti è irresistibile nel descriverci la sgradevolezza bonaria e cucciolo di questo Rugantino trapiantato nella drammaturgia goldoniana, spaccone e piagnone, canaglia e coniglio, con quei falsetti, quelle sue risate silenziose, insieme feroci e spaventate…”

Roberto De Monticelli 17/11/1979 “Corriere della Sera

“…Cosi, se Luigi Proietti, facendo ricorso a tutte le sue migliori risorse di eclettismo e di duttilità espressivi, ha disegnato un Lelio sicuramente memorabile, di pari forza è apparsa la prova di Sergio Graziani nei panni di un Pantalone di istrionesca, magistrale tortuosità…”

Sauro Borelli, 17/11/1979 L’Unità