Il dio Kurt
DETTAGLIO
Anno: 1968Titolo: Il dio Kurt
Ruolo: Kurt
Data di debutto: 28/01/1969
Teatro del debutto: Teatro Comunale
Città del debutto: L'Aquila
CAST ARTISTICO
Luigi Proietti, Alida Valli, Gigi Diberti, Ugo Maria Morosi, Franco Santelli, Virgilio Zernitz, Gabriele Carrara, Giancarlo Ciccone, Raffaele Uzzi, Daniela Gatti, Leo Pantaleo, Enzo Varano, Rambaldo Rossi, Filideo Chiaravalle, Rosa Valente, Stefano Tolnay, Francesco MargottiCAST TECNICO
Autore: Alberto Moravia
Regia: Antonio Calenda
Scene e Costumi: Franco Nonnis
L’impostazione del discorso teatrale era completamente diversa. Oggi ognuno fa il suo, coltiva il proprio orto e spera di ottenere una buona risposta dal pubblico. Allora tutto quello che facevamo era considerato importante. Cercavamo di creare un circuito alternativo in cui tutti i nostri vari interessi sviluppati parallelamente riuscissero a formare un’idea politica univoca, quindi alla fine di ogni spettacolo iniziavano dei dibattiti estenuanti.
«Cosa vuol dire quello che hai fatto?»
«Quel personaggio è controrivoluzionario!»
«Le battute finali del secondo atto, non pensate che
tradiscano una visione operaistica…»
Noi eravamo costretti a rimanere in scena, ancora coi costumi e al caldo delle luci. Era come un processo, una di quelle disumane sessioni di autocritica che i tribunali maoisti imponevano ai dissidenti. Non vedevamo l’ora di andarci a fare una doccia e correre in pizzeria, ma dovevamo stare lì impalati davanti al plotone d’esecuzione,disposti a rispondere a osservazioni del tipo: «Dal punto di vista politico, cosa credete di aver prodotto?». E intanto continuavamo a sudare sotto i riflettori, mentre i nostri stomaci gorgogliavano sempre di più. Oggi questo tipo di rapporto con il pubblico è impensabile. Era una relazione in qualche modo violenta,che finiva sempre per orientare la scelta dei nostri testi.A volte aveva anche delle conseguenze grottesche. Ricordo che una volta eravamo a Cerignola, dove avevamo portato in scena Il dio Kurt, e Alberto Moravia, l’autore, era in sala con noi. Pensate, il grande Moravia che veniva a trovarci a Cerignola. A fine serata partì l’immancabile dibattito e, ovviamente, quasi tutte le domande erano rivolte a lui. Lo sanno in pochi, ma Moravia era un po’ sordo e quindi Calenda gli si era seduto accanto per ripetergli all’orecchio le domande dal pubblico. Qualcuno dalla platea trovò strana la cosa e cominciò a gridare che si stava facendo suggerire le risposte. Qualche «compagno» più rissoso gli diede corda e in breve tutto il pubblico si mise a insultare Moravia, il quale ormai non aveva più bisogno dell’assistente per sentire le battute ironiche che gli lanciavano.Aveva già passato i sessanta, ma non si tirò indietro. Si tolse la giacca, arrotolò le maniche della camicia e urlò all’intera sala: «Fatevi sotto! Forza!».
Gigi Proietti “Tutto Sommato qualcosa mi ricordo” Rizzoli 2013
"Proietti ha superato brillantemente la prova, affermandosi come uno dei più dotati e capaci della sua generazione..."
Elio Pagliarani "Paese Sera"
"...in questo spettacolo, dicevamo, il punto di forza è costituito dall'interpretazione favolosa di Luigi Proietti che offre al personaggio di Kurt una tastiera di effetti, dalle sottigliezze di un'intelligenza viziosa ai toni del paradosso destinato a scandalizzare il rozzo uditorio di ufficiali dell SS, dal piacere esaltante del male alla gioia "scientifica" del delitto, fino ad una sorta di voluttà catartica del suicidio perchè vero suicidio è per Kurt la crescente provocazione ai danni di un uomo (l'attore ebreo, appunto) al quale ha messo in mano una pistola d'ordinanza. Il fato tedesco, evidentemente, ha programmato anche la distruzione di se stesso. Di tutto questo, Luigi Proietti ha fornito - ripetiamo - una rappresentazione persuasivamente agghiacciante: bravissimo e pienamente meritevole dei lunghi, sinceri applausi del pubblico."
Ghigo De chaira "L'Avanti" 29/01/1969
“…Il Dio Kurt è stato messo in scena dal giovane regista Antonio Calenda con sottolineature grottesche ( i nazisti ridotti a marionette che alla fine si disarticoleranno e si afflosceranno) e con una giusta intuizione del dramma come un lucido ma incontenibile delirio del protagonista, al quale Luigi Proietti ha giustamente prestato l’insicurezza, la loquacità e la volubilità di un nevrotico sempre sull’orlo del collasso. La fatica a cui si sottopone il Proietti è massacrante ma contribuisce, con l’efficace scenografia di Franco Nonnis, all’ottimo esito dello spettacolo…”
Alberto Blandi “La Stampa” 29/01/1969
“…Dentro lo schema scenico ideato da Franco Nonnis circa una ventina di attori si piegano duttilmente alle esigenze del testo e della regia (fa forse eccezione il troppo consapevole Morosi) fornendo un agghiacciante sfondo corale sia alla farneticante loquela (e spesso farneticante proprio in conseguenza della lucidità dello scrittore) di Kurt, personaggio assunto da Luigi Proietti con una intelligenza e una autorità che induce a indulgere su qualche cedevolezza momentanea…”
Raul Radice “Il Corriere della Sera” 29/01/1969
“…Alla prima romana l’altra sera, Luigi Proietti, eccellente protagonista, ha avuto un lapsus curioso: pronunciando la battuta relativa al suicidio di Ulla, ha detto, anziché «lungofiume», «lungotevere«. Se lo rileviamo non è per gusto del pettegolezzo, ma perché quello strano piccolo errore - non infirmando del resto la compattezza e la ricchezza d’una interpretazione di prim’ordine - ha suscitato in noi due considerazioni…
Aggelo Savioli “L’Unità” 27/02/2969
Lo spettacolo di Calenda ha questa definizione di dramma - questa identità con il dramma - proprio in ragione di un itinerario sottile e intelligente dalla realtà all’astrazione; dalla realtà dell’impianto scenico (di Franco Nonnis) all’astrazione, in qualche momento quasi surreale nel disegno di Kurt, che deve a Luigi Proietti una presenza ambigua e affascinante, una figuratività indimenticabile.”
Mario Raimondo “Il Dramma” marzo 1969