Teatro - interprete

La morte del vescovo di Brindisi

DETTAGLIO

Anno: 1996
Titolo: La morte del vescovo di Brindisi
Ruolo: voce recitante
Data di debutto: 26/06/1996
Teatro del debutto: Cattedrale del Duomo
Città del debutto: Spoleto

CAST ARTISTICO

Gigi Proietti, Kenneth Cox, Michelle De Young

CAST TECNICO

Autore: Giancarlo Menotti

Direttore d'orchestra: Steven Mercurio

CRITICA
“Con un concerto nel Duomo e un balletto al Teatro Nuovo si inaugura stasera la trentanovesima edizione del Festival di Spoleto. Si tratta di due spettacoli, The Death of the Bishop of Brindisi e di Sebastian, entrambi firmati da Gian Carlo Menotti, che apriranno la rassegna di manifestazioni - opera, danza, prosa, concerti e mostre - in programma dal 26 giugno al 14 luglio. Sarà Gigi Proietti, stasera, nella Cattedrale del Duomo di Spoleto, a dar voce al personaggio del Vescovo di Brindisi che si interroga sulla giustizia divina in The Death of the Bishop of Brindisi, la cantata per coro, coro di bambini, basso, mezzosoprano e orchestra che inaugura ufficialmente il Festival. "E' una mia piccola incursione nella musica colta. E c' è il fatto che il testo originario inglese di Menotti è davvero bello. Per contributi di questo tipo ho quasi un' inclinazione naturale. Ho già partecipato anche a un lavoro di Petrassi. E farò un' altra sortita, adesso, l' 1 e 2 agosto, al Festival delle Nazioni di Città di Castello, interpretando la parte di Dio (e anche quella d' un diavolo fuori campo) nell' opera buffa contemporanea ' Il Giudizio Universale' di Claudio Ambrosini". Stasera, a Spoleto - con accanto Paila Pavese impegnata a leggere le battute di una suora che assiste il vescovo morente e in grave crisi per non aver impedito una crociata medievale di bambini europei annegati in un bastimento salpato da Brindisi - Proietti leggerà, anticipandone l' esecuzione, l' equivalente italiano del libretto scritto da Menotti per la sinfonia che vide la luce nel ' 63. "Il problema irrisolvibile dell' uomo a cui presto la parola, è d' avere sulla coscienza la morte di tante vite giovani autorizzate a navigare verso l' Islam senza un dovuto scrupolo, un minimo distinguo. Lui chiede a Dio come mai abbia acconsentito una tale leggerezza. Un rovello civile. Ed è un' istanza che io trovo molto emozionante. C' è di mezzo l' interrogativo sulle responsabilità, pure nella carriera. E se è vero che non riuscirei mai a immettere e a isolare un argomento di fede in un mio lavoro, confesso però che di questi tempi rileggo i ' Dialoghi' di Platone, e nell' ' Apologia' di Socrate riscontro un nesso formidabile coi grandi temi della giustizia. Mi ci allenerei sopra, anche facendo a meno di eccessiva spettacolarità". Ma come, proprio lei, Proietti, che miete tuttora esauriti al Teatro Sistina con le repliche ventennali e popolarissime di A me gli occhi non escluderebbe un tipo di serata all' insegna di contenuti filosofici e morali... "Perché no? Gli opposti non si escludono. E poi A me gli occhi è tutto meno che una rappresentazione. Non c' è in scena un Amleto, ma il Proietti contaminatore che viaggia all' interno della propria testa, con poco maledettismo ma con tanti suoni o idee che scattano da un niente, come nella commedia dell' arte. E io ho bisogno d' un rapporto mio con la gente, altrimenti si verifica il paradosso dell' exploit del ' Maresciallo Rocca' e vengo travolto da una valanga di identificazioni nel personaggio. Cosa gratificante. Ma il risultato è che, per un po' , preferisco sbagliare da solo”.
Rodolfo Di Giammarco, 26/06/1996 La Repubblica