Teatro - interprete
La Pietà
DETTAGLIO
Anno: 1998Titolo: La Pietà
Ruolo: voce recitante
Data di debutto: 06/11/1998
Teatro del debutto: Teatro Mancinelli
Città del debutto: Orvieto
CAST ARTISTICO
Gigi Proietti, Amii Stewart, Rita CammaranoCAST TECNICO
Autore: Vincenzo Cerami
Musiche: Nicola Piovani
Direttore d'orchestra: Nicola Piovani
CRITICA
“Bella sfida quella di rileggere la Pietà in chiave laica e contemporanea, accomunare il doloredellaMadonna per ilCristo con quello di qualsiasi madre che perde il proprio figlio. Una sfida scelta in tandem da Nicola Piovani e Vincenzo Cerami, ancora una volta insieme, l’uno aconfrontarsicon latradizione musicale degli Stabat, l’altro ad accostare Jacopone da Todi alle cronache moderne di una madre bianca, il cui figlio muore per overdose, e di una madre nera, il cui bimbo muore di fame. E a Orvieto, dove La pietà ha debuttato venerdì sera, l’accoglienza è stata entusiasta: merito certo di una «coalizione», quella di Piovani-Cerami, che ormai scorre su binari oliati, forte di esperienze intrecciate tra parola, musica e canto (basti ricordare, uno per tutti, lo spettacolo Canti di scena, quest’anno giunto alla settima edizione di repliche), ma anche della presenza accattivante di Gigi Proietti, «narratore» delle due storie e dalla bella Amii Stewart, voce soul contrappuntata dalla voce soprano di Rita Cammarano. Scelte che non stupiscono, perché da sempre Piovani ama coloriture particolari per le sue partiture, a maggior ragione in questo caso, dove esiste un precedente storico come lo Stabat Mater di Pergolesi che si basa, appunto, su due registri diversi: soprano e contralto. Semmai, c’è da chiedersi perché Piovani non abbia spinto di più la «vocazione» soul della Stewart, che è sembrata talvolta a disagio a inerpicarsi su vocalizzi più classici del suo standard. Sensazione rafforzata dalla presenza vocale, possente e limpidissima, della sua giovane partner, Rita Cammarano. Amii si riscatta nell’interpretazione, tratteggiando la figura di una madre nera commovente e desolata nel suo dolore impotente. La sua ninna-nanna - che è anche uno dei momenti più ispirati di questa Pietà - si trasforma in una Summertime capovolta e tragica, alla quale si sovrappongono, come laceranti punte di cristallo, gli acuti della Cammarano. Anche Proietti, partito un po‘ in souplesse, come indeciso sul tono da usare, alla fine si lascia trascinare dall’emozione e riscalda le parole. Incalza, battuta su battuta, il doppio scenario delle due madri: da un lato l’Occidente pasciuto e consumista che divora i suoi figli, «ridda di cornucopie e fotocopie», dall’altro la «terra bruciata e salata» del Terzo mondo che spezza il sorriso negli occhi dei neonati. Sono i passi più convincenti e toccanti di Cerami, che in altri punti sdrucciola su briciole retoriche e contrasti da cartellone (la testa bionda e la testa nera sanno francamente un po‘ troppo di pubblicità). Tra fremiti blues, echi mahleriani e memorie da colonna sonora, lo stesso Piovani ha diretto la sua partitura alla testa dei solisti dell’Orchestra Aracoeli. Anche loro «complici» dello straordinario consenso di pubblico, che ha accolto con numerosi richiami alla ribalta tutti i protagonisti. Ultima replica oggi, sempre al teatro Mancinelli di Orvieto, con diretta televisiva su Raitre a partire dalle 17.15.”
Rossella Battisti 08/11/1998 L’Unità
“Smessi i panni del raffinato calembour di parole e melodie, la premiata ditta Cerami & Piovani butta via doppisensi e parodie, abbandona sorrisi e ammiccamenti, prova per una volta a tirare fuori il cuore e a gettarlo in pasto al pubblico. Il nuovo lavoro La pietà (da venerdì scorso al teatro Mancinelli, fino a questo pomeriggio con diretta televisiva alle 17.15 su RaiTre) punta dritto all' emozione più antica e profonda, quella rappresentata simbolicamente dalla "pietà" cristiana: la madre che piange il figlio morto, tragedia che dal racconto evangelico del venerdì Santo, arriva integra e solenne fino ai nostri giorni, trafiggendo di oscuri significati l' attualità delle nostre cronache. L' opera, una specie di Stabat Mater profano, evoca il dolore, ma anche la dolcezza, si lacera di fronte alla Passione del figlio, ma si eleva in una memorabile Ninnananna che in altri tempi, in altri luoghi, meriterebbe un successo da hit parade. Una autentica meraviglia. L' orrore del mercato, la miseria ideale dei nostri consumistici tempi sono per questo spettacolo un fondale suggestivo, un sottinteso che ogni tanto fa capolino dal testo, come la carta che dietro ai presepi ci dice luogo e tempo della messinscena, ma in primo piano c' è il canto di due madri, opposte in tutto, due angeli estratti da diverse cosmologie. Una ha il volto scuro e profondo di una divinità africana ed ha la voce passionale di Amii Stewart, l' altra è bianca, la soprano Rita Cammarano, che con algida perfezione vocale ci ricorda le natività rinascimentali. Africa e Europa, oppure l' occidente avanzato a confronto col Terzo Mondo, l' opulenza contrapposta alla fame del sottosviluppo, tutte chiavi possibili, evocate dalla declamazione classica di Gigi Proietti, che legge il testo di Cerami, inframmezzato allo Stabat mater di Jacopone da Todi. Il testo provoca e profana, mescola i versi classici ai richiami del presente, lo stesso fa la musica di Nicola Piovani, che sempre di più perfeziona e definisce una sorta di "terza via", una musica che è colta e popolare allo stesso tempo, che costringe la voce del soprano a volare su tempi dispari, che mescola batteria e fiati d' orchestra, che non ha pudori intellettuali e non teme la semplicità melodica e la bellezza della commozione, come nella già citata ninnananna. Le due madri sembrano lontane, alla fine sono una, la voce soul e lo stile classico si fondono. Scopriamo che tutto sommato non stanno male insieme. Come si diceva, i due autori questa volta non hanno scherzato. Per chi vuole intenderlo, lo spettacolo è un grido di dolore contro l' indifferenza, contro il cinismo, contro l' accettazione passiva del dolore. Ed è soprattutto un richiamo alla possibilità che musica e parole possano costruire un oggetto che destabilizzi i sentimenti, corroda i nostri schermi difensivi, ci restituisca l' integrità delle nostre emozioni. Consiglio d' uso. Ammesso che la televisione non uccida, come spesso accade, sapori, sfumature, armonie sonore, La pietà che va in onda oggi è un piatto da gustare con abbandono, provando a immaginare che i piccoli destinatari del benefico balsamo della ninnananna possano essere proprio gli ascoltatori. E se per una volta ci si commuoverà di fronte alla bellezza di una musica, non sarà certo un dramma. Anzi. La musica rigenera, e spesso permette di scoprire talenti insospettati. Amii Stewart, che ha spesso cantato canzoni del tutto inutili, si rivela in questo Stabat Mater dei nostri tempi un formidabile talento drammatico. Canta in modo sublime, e sembra che la sua voce sia nata per cantare e rendere naturali le impegnative trame musicali di Nicola Piovani.”
Gino Castaldo 08/11/1998 La Repubblica