Teatro - interprete
La scoperta dell'America
DETTAGLIO
Anno: 1987Titolo: La scoperta dell'America
Data di debutto: 08/07/1987
Teatro del debutto: Piazza dei Priori
Città del debutto: Volterra
CAST ARTISTICO
Gigi ProiettiCAST TECNICO
Autore: Cesare Pascarella
CRITICA
“…E trionfo non poteva non essere per Gigi Proietti, che si è presentato alla ribalta con un elegante abito grigio, con tanto di cravatta. Anche questo era un colpo di teatro atteggiato quasi moderno fine dicitore, Proietti ha svelato le rime romanesche e popolarissime di Cesare Pascarella. Poeta inquieto a cavallo fra Otto e Novecento, maledetto alla romana, sempre con la pipa di schiuma in bocca, Pascarella ricostruì con la Scoperta dell’America le fatiche di Cristoforo Colombo con dovizia di particolari tanto nei riguardi della irrequieta ciurma delle tre caravelle quanto di quelli dei servaggi che il navigatore trovò nella sua personalissima terra promessa. Gigi Proietti, dunque, ha cominciato a spiazzare lo spettatore proprio con quella giacca e quella cravatta, contrapposte allo spirito da vera osteria. Dell’eloquio di Pascarella. E ha poi cavalcato gli endecasillabi con energia da ragazzo, forse questa, perProietti, è stata una svolta. Nel senso che qui ha nuovamente incastrato la sua tecnica formidabile e la sua fantasia in un tracciato univoco, riconoscibile. Sfottendo il mondo, prendendo in prestito parole e immagini da un grande poeta. Perché poi Pascarella è più vivo e moderno di quanto si possa immaginare. Pare che tutto ciò possa preludere ad uno spettacolo ancora meglio definito di quanto non lo fosse qui a Volterra. Ma non c’è bisogno di grandi aggiustamenti. Proietti riempie l’arco di proscenio con le sue braccia come con le sue parole. Gli basta poco per ricostruire un mondo. E raggiungere quei vertici di romanità (cioè la capacità di rappresentare tutto un universo sociale in un solo carattere) che già aveva toccato, per esempio, con l’Archimede di Romani de Roma di Petrolini. Così come Pascarella metteva insieme, pezzo a pezzo con i suoi versi, il Nuovo Mondo visto da qui, Proietti lascia volare le sue parole perché ristrutturino, nella mente dello spettatore, il mappamondo minimo di una terra sconosciuta. Senza contare la piacevolezza che il romanesco (dialetto, purtroppo, non lingua, come il napoletano o il veneziano) riesce a generare con i suoi suoni, con le sue storpiature fonetiche e sintattiche. Anche questa una riscoperta, ma sovente emerge dagli spettacoli che Proietti dedica alla sua città. Insomma, un omaggio a Roma, alla sua gente e alla sua parlata: speriamo che presto lo si possa vedere anche nella città del Barberini e degli Jovinelli.”
Nicola Fano 10/7/1987 L’Unità
“…Dopo la pausa c’è stata l’irruzione di Gigi Proietti sulla scena. Una premessa: Proietti era tempo fa in Grecia quando, deliziandosi con «La scoperta dell’America», disse a se stesso: «Ma io me l’imparo a memoria». E così fu. Il risultato l’abbiamo avuto in piazza dei Priori. Gigi, non sicurissimo delle sue facoltà mnemoniche, che in realtà debbono essere straordinarie, ha avuto pochissime esitazioni: il testo intero del Pascarella, forse un pò pecoreccio ma certamente assai efficace, gli uscito dalla gola da cima a fondo, quasi d’impeto, ma anche, talvolta, trattenuto, e sempre a regola d’arte. Vivacissime le figurine di Cristoforo Colombo e dei «servaggi» d’America; tempeste di risate ed applausi hanno accolto le immagini e le battute più sapide e (relativamente) famose. Alla fine il pubblico, incontentabile, ha preteso altre prestazioni; Gigi l’ha soddisfatto con una poesia di Eduardo («la bottiglia»); una canzone accompagnata dalla consueta chitarra e uno strano componimento «in italiano».”
Vittorio Brunelli 11/7/1987 Corriere della Sera