Teatro - interprete

Oh Luciano!

DETTAGLIO

Anno: 1985
Titolo: Oh Luciano!
Data di debutto: 17/07/1985
Teatro del debutto: Cortile della Fortezza di Santa Barbara
Città del debutto: Pistoia

CAST ARTISTICO

Gigi Proietti, Gianfranco Jannuzzo, Sergio Basile, Giusi Cataldo, Elisabetta De Vito, Walter Lupo, Riccardo Plati, Gianni Cannavacciuolo, Francesca Reggiani, Giampiero Ingrassia, Antonella Laganà, Eleonora Di Mario

CAST TECNICO

Autore: Alvaro Piccardi e Roberto Tessari

Regia: Alvaro Piccardi

Scene: Lorenzo Ghiglia

Costumi: Giulia Mafai

Musiche: Gianfranco Plenizio

CRITICA
“L' Olimpo, come categoria di millantati sofismi, s' addice a Gigi Proietti, e ai suoi attori che da dilettanti già si mutano in dilettevoli, e l' idea di montare ora uno spettacolo imperniato sulla saggezza iconoclasta (ma anche poetica) di Luciano di Samosata, questo Oh, Luciano! adattato da Alvaro Piccardi e Roberto Tessari, ha una sua congruità, è l'esempio di come la recente compagnia sorta dal suo Laboratorio si affidi ad un repertorio non solo "saggistico" ma anche in grado di registrare (d'accordo, c'era Proietti stesso in scena...) una Fortezza di S. Barbara strapiena di spettatori per un musical niente meno che su un filosofo siriano del II secolo dopo Cristo. Oh, Luciano! a seconda dei punti di vista ha i requisiti di un giovane maxi-varietà o è una parabola derivata dalle pagine più meravigliate e grottesche di questo autore precursore dei più moderni Voltaire o Swift o Savinio: in varie scenette cogliamo alcuni tasselli e accenti del "Giudizio delle dee", del "Dialogo dei morti", del "Naviglio", del "Menippo" e "Icaromenippo", in una orditura che riesce itinerante e molto amena, talora riacconciata secondo certe passerelle di avanspettacolare memoria. E qui, credeteci, lo spasso è intelligente, fa centro. Per esempio, il Proietti super pares che ad un dato punto si affaccia dal tendone in guisa di Giove Pluvio, con saette e forchette in mano, tunica bianca neroniana, il coturno che schiaccia a terra un mappamondo da scuola, il naso brufoloso e (per diritto ormai acquisito) alla Petrolini, quel Proietti lì che sublima la parentesi godereccia, e macchiettizza di prepotenza una controfigura del re dell' Olimpo, ci rammentava Macco, e insieme la Maronietta. Cioè era il Grande Interprete che si sfinisce, quasi si vilipendia, ma con generosità, insomma dà via per il piacere di dare. Nell' economia dello spettacolo, intendiamoci, il suo è poco più che un sigillo, un marchio che si giova assai degli stilemi qui appena sbertulati dell'opera buffa rossiniana in sede di grecità. Ma appunto le sue iterazioni con una "spalla" che poi è lo stesso Luciano in viaggio per cieli e inferni, il rocambolare di boys e girls alla Remigio Paone, quell'omaggio alla tiritera dell' amore che non muore, sono fondamenti ancora pregiati di un teatro popolare che con Oh, Luciano! dà prova di trasmettersi a una generazione di potenziali attori, danzatori, cantanti, mimi. Il pretesto, il filo conduttore nasce da una chiacchierata amicale su un molo del Pireo, un Pireo plasmato dallo scenografo Lorenzo Ghiglia con distratte colonne, capitelli e varchi marini, e qui il Luciano protagonista, nomade come Dante, spicca il salto per saperne di più della vita, distoglie le ali a due pennuti aristofaneschi, raggiunge il picco degli dei che per l'occasione è ritratto come un elegante Rotary o club della caccia, col Giove vero in doppio petto, Diana che è una cavallerizza, Mercurio un dandy, e via dicendo, con una parvenza di clan aristocratico ma in declino. C' è un tocco di bunueliano Angelo sterminatore, per loro così compatti, e la sconfessione del carisma, del primato esercitato sui terrestri è espressa da un avvocaticchio jettatore, Momo, come da scenata madre di Gogol, o di Scarpetta. Ha diritto alla citazione il concorso di bellezza tra Giunone, Minerva e Venere, un piccolo gioiello. Ma si afferma anche un' astratta, energica nota di chiromanzia, nel caso di una maga Venusiana foriera di prodigi, di tragedia. Impeccabile, anche grazie (crediamo) a una regìa di Alvaro Piccardi, un secondo stazionamento ambientato negli Inferi, dopo un tuffo in giù dal Parnaso mitologico, e qui Luciano capita in un antro majakowskiano, dove Plutone ha i tratti di un miliziano della Rivoluzione, con accenti di magliaro barese, e intorno ferve il "commissariamento" dei defunti, sorte di classe pensionata e da tre soldi con una Elena ridotta a pazza di Chaillot, con duelli rusticani in terra micenea. Socrate, per dire, è uno zombi di Lindsay Kemp. E le metamorfosi non finirebbero mai, sotto i costumi di Giulia Mafai e la spinta musicale di Gianfranco Plenizio. A costo di discriminare, qualche nome: Eleonora Di Mario, Gianni Cannavacciuolo, Giusi Cataldo, Francesca Reggiani, Elisabetta De Vito, Giampiero Ingrassia, Antonella Lagana, e un ex del Laboratorio, Gianfranco Ianuzzo.”
Rodolfo Di Giammarco 20/07/1985 La Repubblica