Teatro - interprete

Per amore e per diletto

DETTAGLIO

Anno: 1987
Titolo: Per amore e per diletto
Ruolo: Archimede, Benedetto, Gastone
Data di debutto: 04/03/1987
Teatro del debutto: Teatro Politeama
Città del debutto: Viareggio

CAST ARTISTICO

Gigi Proietti, Paila Pavese, Raffaele Arzilli, Franco Chirico, Sandra Collodel, Elisabetta De Vito, Paola Giannetti, Riccardo Plati, Loredana Scaramella, Nino Salvemini, Giorgio Tirabassi

CAST TECNICO

Autore: Ettore Petrolini

Regia: Gigi Proietti, Ennio Coltorti

Scene e Costumi: Luigi Perego

Coreografie: Elisabetta Rulli

Disegno luci: Franco Ferrari

da un'idea: Ugo Gregoretti

adattamento musicale e orchestrazione: Mario Vicari

CRITICA
“Di commedie vere e proprie (con la sola eccezione, forse, di «Chicchignola») Ettore Petrolini non ne scrisse mai: diciamo che, ideando un minimo di situazioni, introdusse qualche interlocutore con la funzione di «spalla» nei numeri da solista del suo repertorio di varietà. Ebbene con la collaborazione di Ugo Gregoretti, Gigi Proietti (e che tentazione scriverne il nome di battesimo con la doppia «G»!) ha avuto l'intuizione felicissima di ricondurre al varietà — ai suoi tempi, ai suoi ritmi, alle sue iperboli — tre petroliniane commedie di prosa, tra loro intrecciandole e miscelandole dopo averle sacrosantamente potate. Le tre commedie sono «Gastone», «Romani de Roma» e «Benedetto tra le donne» dalle quali, fregoleggiando il
protagonista in tre tipi diversi (e, del resto, a quella stessa cultura Fregoli apparteneva) viene fuori questo spettacolo intitolato "Per amore e per diletto" che, del petrolinismo, ci sembra antologia esemplare: e non tanto per la somiglianza all'archetipo quanto per la reinvenzione del tutto personale di un Petrolini immaginato. O meglio «sognato» con l'affetto di un attor comico che non potè vedere in carne e ossa il suo modello ma che ne avverte, con chissà quali antenne, l'eredità. Così Gigi Proietti recupera al divertimento del pubblico la malandrina mondanità di quel Gastone «che non ha orrore di sè stesso», gli sproloqui filosofici del ciabattino Archimede romano de Roma, le pene amorose del sussiegoso Benedetto che nasconde la sua miseria dietro un minaccioso incedere (spassosissimo) da temibile robot. E, attorno a lui (di volta in volta come popolani, come piccoli borghesi, come artisti di cafè cantant) un bel gruppo di attori che la regìa dello stesso Proietti e di Ennio Coltorti guida agevolmente al successo. Citiamo innanzitutto Paila Pavese, deliziosa soprattutto nei panni della ariosa tenutaria della pensione per sciantose, citiamo le ralistiche caratterizzazioni di Nino Salvemini, la grazia piccante di Sandra Collodel, Loredana Scaramella ed Elisabetta De Vito, e poi ancora Giorgio Tirabassi, Raffaele Arzilli, Franco Chirico, Paola Giannetti, Riccardo Piati. Scene e costumi di Luigi Perego, coreografie di Elisabetta Rulli, adattamenti musicali di Mario Vicari: con orchestrina «dal vivo», doverosamente.
Gli spettatori romani che gremiscono lo sterminato Teatro Brancaccio si torcono dalle risate e paiono non stancarsi mai di chiamare alla ribalta Gigi Proietti e i suoi compagni.”
Ghigo De Chiara 17/3/1987 L’Avanti

Gigi Proietti dunque con fregoliana disinvoltura entra in tre personaggi diversi ne esce via via e vi rientra ma sentendosi più a suo agio, ci sembra nei panni collaudati di Archimede ciabattino filosofo ubriacone (Romani de Roma) e di Benedetto «mascalzone imperfetto», che in quelli di Gastone. La relativa celebre canzone parodistica gli viene benissimo ma la stona del piccolo truffatore pseudo artista
giunto dalla provincia non mantiene raccontata a pezzi e bocconi lo stesso livello d’ironia critica né arriva a risolversi in pura buffoneria.
L’accoppiata vincente, lo abbiamo detto, sono Archimede e
Benedetto. Archimede con lo sua saggezza secolare che rimanda echi belliani, la sua cultura paradossale, la sua letizia etilica e i suoi raptus rabbiosi ma privi di vera cattiveria. Benedetto che con la sua incredibile camminata a gambe rigide ruotante sul bacino (vi si esalta un elemento di comicità fantoccesca congeniale insieme a Proietti e a Petrolini) disegna una eterna figura di «bullo» strafottente quanto velleitario rubacuori da strapazzo destinato alla sconfitta nella lotta per la sopravvivenza ridotto a nutrirsi alla lettera degli odori di cucina che salgono dalla vicina trattoria. Certo il Petrolini di Proietti non è un provocatore ai concilia la platea più che aggredirla e conquistarla di forza. Ma i tempi sono cambiati e quello del Brancaccio benché il teatro sia posto sotto l’egida dell’Opera è quasi un pubblico da stadio…Gran successo alla «prima»
Di sabato e tanti applausi per il popolare Gigi ma anche per i suoi compagni. Oltre la solida presenza di Paila Pavese da rilevare (di nuovo) I’apporto dello spiritoso e bravo Giorgio Tirabassi.”
Aggeo Savioli 17/3/1987 L’Unità

“…Proietti è straordinariamente bravo nell’inventare un prezioso sottotetto di tempi comici, pause, intonazioni, gesti, ammicchi; un esempio di drammaturgia d’attore felicemente emancipata dalla tentazione delle mimesi con Petrolini, che forse gli avrebbe invidiato quell’improvvisa, e brevissima, frenesia vitale che rompe la cronica spossatezza di Gastone dopo una presa di cocaina, oppure quella ineffabile camminata a scatti, biomeccanica e mejercholdiana, che caratterizza l’incedere di Benedetto. Pieno successo di Proietti su quella che Petrolini chiamava «la belva accovacciata in platea», il pubblico insomma…”.
Pietro Favari 17/3/1987 Corriere della Sera

Ne è scaturito un divertente spettacolo d'interprete, più che d'autore, costruito proprio per dar sfogo all'incredibile verve, alla vis comica, alla grande capacità interpretativa di questo attore che affascina il pubblico con le sue smorfie, i lazzi, i motivi canticchiati in un orecchiabile dialetto romanesco. Tre ore di divertimento per gli spettatori che hanno affollato il teatro (nelle ultime ore la caccia al biglietto ha assunto aspetti grotteschi ma non ci sono stati episodi di bagarinaggio, chi era riuscito ad accaparrarsi un posto se l'è tenuto ben stretto), che non hanno lesinato gli applausi a «scena aperta» e, alla fine, hanno tributato un'entusiastica ovazione a Proietti e agli altri interpreti, fra i quali tre infervorati ex-allievi della sua scuola.”
Francesco Fornari 5/3/1987 La Stampa