Teatro - opera

Don Giovanni

DETTAGLIO

Anno: 2002
Titolo: Don Giovanni
Data di debutto: 19/06/2002
Teatro del debutto: Teatro dell'Opera
Città del debutto: Roma

CAST ARTISTICO

Roberto Scandiuzzi (Don Giovanni)
Marco Spotti (Il Commendatore)
Mariella Devia (Donna Anna)
Raul Gimenez (Don Ottavio)
Anna Caterina Antonacci (Donna Elvira)
Natale De Carolis (Leporello)
Alex Esposito (Masetto)
Elizabeth Norberg-Schulz (Zerlina)

CAST TECNICO

Regia: Gigi Proietti

Scene e Costumi: Quirino Conti

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart

Libretto: Lorenzo da Ponte

Direttore concertatore: Gianluigi Gelmetti

Maestro del coro: Andrea Giorgi

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera

Coro: Coro del Teatro dell'Opera

Disegno luci: Vinicio Cheli

CURIOSITÀ
Il Don Giovanni di Gigi è stata rappresentato anche in Piazza del Popolo a Roma, con un evento gratuito.Il 6 luglio 2002 è infatti andata in scena nella famosa piazza romana, una versione ridotta che ha visto lo stesso Gigi nelle vesti di narratore.

"Inestinguibile Don Giovanni. Carnale e metafisico nella sua sfida al trascendente. Capace di dar corpo al terribile e al sublime. Ambiguo come le trame della vita stessa. Non s' è già detto tutto e di più? Come affrontarlo ancora? «Lasciandolo libero di esprimersi», sostiene quel campione di versatilità teatrale che è Gigi Proietti, autore di una nuova regia dell' opera di Mozart per il Teatro dell' Opera di Roma. Diretto dal podio da Gianluigi Gelmetti, e interpretato da Roberto Scandiuzzi (Don Giovanni), Andrzej Saciuk (il Commendatore), Mariella Devia (Donna Anna), Raul Gimenez (Don Ottavio), Anna Caterina Antonacci (Donna Elvira), Natale De Carolis (Leporello), Giampiero Ruggero (Masetto) e Elisabeth NorbergSchulz (Zerlina), il "suo" Don Giovanni debutterà il 19 giugno, seguito da otto recite fino al 27 (con corollario di versione ridotta e all' aperto, in Piazza del Popolo, il 6 luglio, fortemente voluta dal sindaco Veltroni). «Come ogni classico, Don Giovanni basta a se stesso: non va "riletto", ma semplicemente letto», specifica Proietti, che ha affidato scene e costumi (più che mai settecenteschi, in un gran fasto di citazioni pittoriche) allo stilista Quirino Conti. «Per questo considero quasi un dovere morale il rispetto della testualità dell' opera». Ma qual è la testualità dell' opera? Con le sue sfaccettature e i sensi plurimi, Don Giovanni è un capolavoro d' identità sfuggente. «È l' opera stessa a far emergere le sue sfaccettaure: non sarò io ad imporle. Punto a una lettura chiara. E anche ingenua, decantata. Ed è nell' identità sfuggente che sta la ricchezza dell' opera. C' è chi ha parlato di mancanza di unità stilistica, di accostamento di "diversi", di salti di umore. Ma è la vitalità teatrale a rendere tutto possibile». Don Giovanni, dramma giocoso: più dramma o più gioco? «In Don Giovanni, si sa, c' è anche un aspetto funereo. Ma essendo una creazione non letteraria, ma teatrale, è innanzitutto un gran gioco di teatro. La sua densità vive nella rappresentazione». Come descriverebbe il protagonista? «Don Giovanni è in quanto seduce. Non solo le donne. Anche l' ignoto della morte. È un illuminista, un uomo che cerca la verità, che ama la solitudine e non vuole sovrapposizioni alla sua ricerca di conoscenza. Non a caso nasce poco prima della Rivoluzione Francese». Qual è il suo rapporto con la lirica? «Nacque casualmente. Avevo fatto una Tosca al cinema, nel ruolo di Cavaradossi, con Gassman come Scarpia e la Vitti come Tosca. A qualcuno venne in mente di offrirmi una regia della Tosca di Puccini a Pisa. Ora, con Don Giovanni, sono alla mia sesta opera lirica. Rinnovando ogni volta il mio sodalizio con Quirino Conti. Mi muovo sempre nel rispetto del testo, come nel teatro di prosa. Detesto le cosiddette "rivisitazioni", gli inutili e ormai manieristici atteggiamenti iconoclasti. Credo nella tradizione. E vorrei comunicarne il valore ai giovani». Come? «Ho un progetto su Shakespeare, a cui tengo molto. Ora che ho un teatro, il Brancaccio, posso realizzarlo. Vorrei mettere in scena titoli shakespeariani, cominciando da Romeo e Giulietta, con una nuova compagnia di giovani. In questo mondo di conduttori, cabarettisti e imitatori, c' è bisogno di un luogo per lo studio dell' attore vero».
Intervista di Leonetta Bentivoglio, 17/06/2002 La Repubblica
CRITICA
"E all’improvviso accade che dall’affollatissimo caos della vita d’oggi si sbuchi in un deserto nel quale si levano bianche linee architettoniche d’un favolosoCinquecento. Facciate di bei palazzi, scorci di palazzine lontane, sovrastate dal verde degli alberi, cortili con intorno basse limonaie. E poi, da questa onirica architettura ci vengono incontro, in sontuosi, preziosi e raffinati abiti settecenteschi, le «dramatis personae». Le architetture e gli abiti (scene e costumi, cioè)sono l’invenzione dello stilista Quirino Conti, già apprezzato in altre occasioni, per il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte, proposto in una nuova edizione dal Teatro dell’Opera di Roma. Tutto è come in un sogno che venga via via sopravanzato da una realtà irrefrenabile, che è quella soprattutto di una musica che, lontana da noi 215 anni (si ascoltò la prima volta a Praga nel 1787), continua ad avvolgerci in un suo sempre nuovo splendore fonico. Respira, nella cornice architettonica suddetta, quasi un incantesimo straordinariamente vitale. Goethe si rammaricava con Schiller della scomparsa di Mozart (e da Mozart avrebbe voluto la musica per il Faust), trovando nelDon Giovanni il segno dell’eternità. Un segno che ancora si avverte in questa nuova edizione del capolavoro, affidata al dèmone musicale di Gianluigi Gelmetti che ha anche coinvolto, diremmo, in una magica semplicità ed efficienza teatrale, la regìa di GigiProietti, che ha al suo attivo la realizzazione di opere qui, a Roma, al Teatro Sperimentale di Spoleto e alFestival delle Nazioni, a Città di Castello.Il pur vivace movimento teatrale ha sempre esaltatole meraviglie del canto, assicurate da grandi interpreti. Diciamo di Raul Gimenez e della sua aurea spirale slanciata sul «Dalla sua pace la mia dipende» e «Il mio tesoro intanto». Diciamo di Mariella Devia, addolorata Donna Anna, splendida nei lunghi momenti di grazia sgorganti dalla sua intensa partecipazione; e diciamo di Anna Caterina Antonacci, appassionata e tormentata Donna Elvira. È questo il canto dei nobili, cui si oppone, come supremo traguardo di  intelligenza e saggezza popolare, la raffinata arte di Elizabeth Norberg-Schulz nel ruolo di Zerlina, così stretta stretta al suo Masetto (l’ottimo Alex Esposito).I due protagonisti, Don Giovanni (Roberto Scandiuzzi) e Leporello (Natale De Carolis) hanno certamente spadroneggiato in canto e gesto teatrale, ma senza eccessi.Diremmo che la trovata di tenerli intenti anche aduno «yo-yo» (giocattolo, dicono, arrivato in Europa dalla Cina, nel Settecento), sia servita ad evitare altri diversivi. Meno comprensibile l’idea di far arrivare a cena da Don Giovanni tutto il monumento funebre del Commendatore e lasciarlo poi lì, quando arrivano le vittime a chiedere giustizia, ma è stata già fatta, e non dovrebbero fermarsi a mangiare qualcosa.Trionfale il successo di applausi e chiamate. Alcune scene di questo Don Giovanni, raccordate a viva voce da Gigi Proietti, saranno presentate il 6 luglio, in Piazza del Popolo. Repliche quotidiane, intanto (meno che il 24), fino al 27.
Erasmo Valente 23/06/2002 L'Unità