Teatro - opera

Le nozze di Figaro

DETTAGLIO

Anno: 2005
Titolo: Le nozze di Figaro
Data di debutto: 22/09/2005
Teatro del debutto: Teatro dell'Opera
Città del debutto: Roma

CAST ARTISTICO

Marco Vinco / Paolo COni (Il conte d'Almaviva)
Anna Rita Taliento / Sofia Soloviy (La contessa Rosina)
Alex Esposito / Josè Carbò (Figaro)
Laura Cherici / Cristina Baggio (Susanna)
Anna Malvasi (Barbarina)
Laura Polverelli / Giacinta Nicotra (Cherubino)
Bruno Praticò (Bartolo)
Anna Rita Gemmabella (Marcellina)
Mario Bolognesi (Don Basilio)
Gian Luca Ricci (Antonio)
Mauro Buffoli (Don Curzio)
Claudia Cozzari / Francesca Cundari (Prima contadina)
Francesca Rossetti / Giovanna Ferraresso (Seconda contadina)

CAST TECNICO

Regia: Gigi Proietti

Scene e Costumi: Quirino Conti

Musica: Mozart

Libretto: Lorenzo da Ponte

Direttore concertatore: Gianluigi Gelmetti

Maestro del coro: Andrea Giorgi

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera

Coro: Coro del Teatro dell'Opera

Disegno luci: Vinicio Cheli

Regista collaboratore: Loredana Scaramella

Movimenti mimici: Alberto Bellandi

CURIOSITÀ
...«Dire regia è eccessivo, diciamo che sono un allenatore in campo. Bisogna lavorare alla recitazione soprattutto. Qui c'è poco da inventare, si tratta di leggere il libretto di Lorenzo Da Ponte e di metterlo in scena. Le azioni sono quelle, per restituirle servono gli occhi giusti. La recitazione è una commistione di opera buffa mai però spinta fino in fondo, serve a dare spazio alle arie, dove diventa tutto astratto, euforico e astratto. Basterebbe la musica, noi umilmente cerchiamo di servirla. Comunichiamo stati d'animo senza preoccuparci di fare del modernismo, anche se - è inevitabile - do indicazioni diverse da quelle che si potevano dare vent'anni fa».

Intervista di Valerio Cappelli, "Corriere della Sera", 15/09/2005
CRITICA
"A prescindere da un’inflazione del Teatro Musicale di Mozart, della quale già si parlò spiegandone noi il motivo siccome
«falso anniversario», che ci aduggerà tutta la ventura stagione, l’Opera di Roma aveva da tempo preparato le tre Opere su testo di da Ponte più il Flauto Magico. Scelta del
Direttore Musicale, Gianluigi Gelmetti. Le nozze di Figaro furono quasi prova generale di una specifica concezione dell’interpretare Mozart onde Gelmetti associa lo scenografo e costumista Quirino Conti e, regista,
Gigi Proietti. Ma la «prima» del 22 settembre,
modificata alquanto da parte di tutti la ratio originaria, e nella sala grande, va considerata quella autentica. E uno dei più importanti allestimenti del Teatro Musicale di Mozart degli ultimi anni.
Per raccontare queste Nozze di Figaro conviene partire dal profilo scenico che qui, come di rado avviene, è pura simbiosi
con la musica.
Credo Gigi Proietti sia considerato un talentoso attor comico tipicamente
romanesco e nulla più.
Lo pensai anch'io. Quale sorpresa mi colse di fronte all’allestimento, del pari da lui firmato con Quirino Conti, di un’Opera piena di sottofondi intellettuali come il Benvenuto Cellini di Berlioz. Eleganza e spigliatissimo senso del teatro: coniugati col fortissimo segno classico delle scene di Conti e i suoi meravigliosi costumi. Sento il maestro Quirino esser anche disegnatore di moda: onde mi vidi additato da Natalia Aspesi, vittima d'un consigliere fraudolento, siccome persecutore di Conti perché non gli avrei attribuito, a causa sella sua attività, lo status aulico.
La cara amica restò esterrefatta quando le riferii la verità. Per delicatezza non riporto le sue parole. Non dirò ancora dei costumi, ma taluno dovrebbe entrare in un'ideale antologia. Tornerò al segno classico delle arcitetture di Conti, a tratti quasi albertesco: si va dalla creazione (scena I) di «una stanza di passaggio» con armadi, d'un colore grigio-verdino che solo chi in una casa ne ha visti può riconoscere; alla perfezione luminosa (discretissime bordature d'oro zecchino) del suo Louis XVI; allo sfondi di mattoni, nicchia al centro, d'un giardino settecentesco; e al mistero della Notte, attinto, onde il III atto è concepito.
La regia di Proietti è vero e raffinato teatro: non un'attitude superflua, non una «controscena»: e sappiamo quanto in ciò anche grandi registi peccassero. Ma qui, menda per occupare solo brevissimi istanti pur menda resta, un elemento sciocco e vano affatto incompatibile con la ratio dello spettacolo: e credo doverne credere reo Conti prima del collega. Nella grande Aria di figaro rivolta a Cherubino Non più andrai il barbiere di trova in scena un teatrino di marionette: e mima l'intera Aria, che possiede un figuralismo musicale addirittura da nec  plus ultra e va quindi cantata da fermo, col manovrarne una raffigurante il futuro di Cherubino. Peggio: nel finale lo stesso teatrino scaturisce dal pavimento e contiene i «doppi» del Conte, della Contessa, di Cherubino. Siffatti intellettualismi non sono degni di artisti di conio così nobile. La compagnia di canto non può considerarsi accolita di divi: né Gelmetti lo vuole, premendogli l'omogeneità e le reciprocità musicali e teatrali fra ciascuno dei membri. Avuto riguardo a ciò, il risultato è altiissimo: e lo sarebbe ancor più se alle dichiarazioni d'intenti del Maestro, possedere il Recitativo, anche «secco», importanza almen pari ai pezzi chiusi, seguisse intero effetto. Duole affermare esser ciò vero solo a metà: troppo veloci scorrono i «secchi»,e non sufficiente fonazione articolata posseggono gl'interpreti affinchè ogni sillaba sia da noi colta. Noi conosciamo il testo a memoria:ma il pubblico? Sul podio, come concertatore e direttore, quanti rivali può avere, oggi, al mondo, il mozartiano Gelmetti? Partiamo dal dato tecnico: la partitura è letta quasi fosse un soffio, con ciò aiutandosi al massimo i cantanti. E quale soffio: il lavoro sull'intonazione è strenuo, il suono è di bellezza assoluta(la morbidezza non solo dei legni, pure degli ottoni), dei particolari contrappuntistici non perdi uno solo, eppure in questa dinamica in apparenza tutta «sotto tono» le relazioni interne fatte di screscendo, diminuendo, il fatidico «piano subito», sono perfette sì da conseguire tutto il fine loro teatrale ed essere insieme esaltazione della forma musicale. I rapporti di tempo, considerata l'Opera unitariamente dall'alto, sono sofisticatissimi attuandosi con loro quella concezione della coincidenza discontinua di tempo ontologico e tempo musicale ch'è la suprema rivoluzione delle Nozze. Magari al Festival di Salisburgo potessero vantarsi di un allestimento siffatto. Il soffio lirico della Contessa (Anna Rita Taliento) è ammirevole; il Conte (Marco Vinco) è personaggio; Laura Polverelli si avvia ad essere uno dei grandi Cherubini dei prossimi anni; Alex (!) Esposito, Figaro, ha da sgrossarsi ancora un pò; Laura Cherici, Susanna è genericamente spigliata; Bartolo, Bruno Praticò, e Marcellina, Anna Rita Gemmabella, prestano da par loro; Basilio, Mario Bolognesi, è il più chiaro nei Recitativi e dell'Aria fa un cammeo."
Paolo Isotta, Corriere della Sera, 25/09/2005