Teatro - opera

Le nozze di Figaro

DETTAGLIO

Anno: 1986
Titolo: Le nozze di Figaro
Data di debutto: 12/09/1986
Teatro del debutto: Teatro Lirico Sperimentale
Città del debutto: Spoleto

CAST ARTISTICO

Natale De Carolis (Figaro)
Amelia Felle (Susanna)
Monica Baccelli (Cherubino)
Umberto Chiummo (Conte di Almaviva)
Ilaria Galgani (Contessa)
Tiziana Caminiti (Barberina)
Filippo Piccolo (Don Basilio)
Antonio Pirozzi (Bartolo)
Angelica Brown (Marcellina)
Raymond Sepe (Don Curzio)
Andre Solomon Glover (Antonio)

CAST TECNICO

Regia: Gigi Proietti

Scene e Costumi: Lucia Vitali

Direttore concertatore: Massimo De Bernart

Orchestra: International Festival Orchestra di New York

Coro: International Festival Chorus di New York

CURIOSITÀ

E allora Proietti parliamo un po' del suo primo incontro con Mozart.come saranno queste «Nozze»?

«non è un mettere le mani avanti, ma i lavori che si portano in scena qui allo sperimentale sono il frutto di un'esperienza didattica, di scuola.dunque saranno il più possibile lineari e puliti.è proprio in questo consiste la difficoltà: perché leggere in maniera semplice Mozart è forse più difficile di una messinscena bizzarra.vestire Figaro in blue-jeans? Che ci vuole? Ma questa è una legge che si può applicare in qualsiasi circostanza.anche a Ginevra avrei potuto fare un Falstaff africano nella guerra di Gheddafi, ma non mi sembrava eccitante».

Insomma, in teatro è un impertinente, nella lirica è un chierichetto.

«È inutile inventarsi qualcosa quando si mette in scena un melodramma, l'autore ha già pensato a tutto.sì, sono contro le prevaricazioni e gli stravolgimenti di alcuni registi».

Chi è Mozart per lei?

«Difficile rispondere, siamo in anni in cui se ne dicono di tutti colori, per carità, cose giuste anche.sono molto riverente, e confesso la mia ignoranza. Tuttavia ho letto alcuni saggi, ho letto le sue lettere dove parla di “duchesse culettine” e “contesse pisciabene”, e sono arrivato alla conclusione che la dicotomia fra vita e musica forse è solo apparente».

Mozart era un artista che non voleva prendere sul serio la realtà.

«Ma vede, un conto è se la realtà non viene presa sul serio da una persona normale, ma con un genio è diverso, perché tutto viene trasfuso in un gioco sublime. Gli studiosi nel ricostruire la sua vita hanno sottolineato i suoi scarti di umore, e dunque la sua profonda irrequietezza. Ma anche nelle nozze certe arie della contessa D’Almaviva nascondono delle sacche di malinconia umbratile  dietro un'apparente letizia, così che fra le pieghe della musica si addensano delle zone misteriose».

Come ha visto Figaro e Cherubino?

«Non vorrei passare per reazionario, perché non lo sono affatto, ma non condivido la lettura della critica romantica che scorgeva in Figaro un personaggio rivoluzionario. Io sono sempre un po' scettico su queste anticipazioni così drastiche; da giovane ho fatto in teatro il matrimonio di Figaro di Baumerchais e ricordo che l'autore agitava il manganello sul piano della critica sociale. Però Mozart nella sua opera soppresse qualsiasi allusione politica diretta, senza per questo trasformare Figaro in una maschera buffa “tout court”,  Figaro è qualcosa di più secondo me. Quanto a Cherubino, ho saputo di spettacoli dove veniva denudato. Ma se si fa così com’è, assume tutta l’ambiguità che deve avere».

La lirica sta diventando il suo mondo?

«Ho accettato la mia prima regia lirica per divertimento, e per divertimento ne ho fatte delle altre. La mia speranza è quella di curare una regia lirica ogni anno».

Intervista a cura di Valerio Cappelli, 09/09/1986 Il Corriere della Sera

CRITICA

Gigi Proietti aveva promesso una commedia, e commedia è stata. Del resto il miracolo delle Nozze di Figaro sta proprio nell' invenzione di una conversazione musicale, nel costruire una commedia musicale. I pezzi chiusi dell' opera buffa si innestano l' uno nell' altro con la stessa scioltezza con cui in una commedia i dialoghi si succedono e portano avanti l' azione. Mozart, a differenza dei suoi contemporanei, programma l' intero arco formale dell' opera, l' interesse così si sposta dalla singola situazione allo sviluppo dell' intrigo. Questo intrigo, poi, è il risultato di un contrasto di caratteri. Ecco bella e pronta la commedia moderna. E non a caso una grande commedia Mozart volle come supporto della nuova opera: Beaumarchais gli serviva non tanto come ideologo, quanto come autore di un teatro in cui la vita scorre, follemente, tutta quanta, con le lacrime e le risate. Ora, il punto di forza di uno stile comico di conversazione sta nel dialogo insieme brillante e fluido, profondo e semplice. Il dialogo, nell' opera, si fa coi recitativi. Ma è ormai invalsa l' abitudine di buttarli via in fretta per arrivare subito all' aria, che sola fa godere il pubblico. Invece Proietti ha obbligato i cantanti a recitare, sillaba per sillaba, i recitativi, e ne viene fuori uno stupendo ritmo musicale di recitazione. Non solo, ma finalmente risalta la grande cura con cui Mozart ha scritto questi recitativi, vero manuale di recitazione musicale. Poi, però, Mozart non infila né sempre né subito un' aria, anzi spesso delude quest'attesa e invece di un' aria abbiamo un duetto. Può succedere che questo duetto si trasformi in terzetto e il terzetto in quartetto, il quartetto in quintetto e così via, di brano in brano esce fuori una grande Finale d' atto che è una sorta di melodramma concentrato dentro il melodramma. La novità è sconvolgente: la musica non si limita più a raffigurare un affetto, il sentimento del personaggio, ma costruisce il clima dell' azione teatrale, anzi è la musica a dare senso all' azione. Proietti fa perciò continuare, anche nei pezzi chiusi (arie, duetti, ecc.), lo stile di conversazione, la recitazione di una commedia: mirabile in tal senso la scena del riconoscimento della paternità di Figaro, un capolavoro di ritmo musicale tradotto in ritmo di recitazione. Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto fa 40 anni e queste Nozze di Figaro costituivano una scommessa. Affidare Mozart a cantanti tutti giovani poteva sembrare anzi una sfida temeraria. Ebbene, la scommessa è stata vinta. La riuscita si deve, crediamo, proprio alla scelta della recitazione, alla volontà di rappresentare non un' opera buffa ma una commedia. E forse non è un caso che la sera prima, a Pesaro, una scelta simile, col Conte Ory, abbia prodotto un altro spettacolo vivo. I cantanti, al Teatro Nuovo di Spoleto, di queste Nozze di Figaro, proprio perché giovani, hanno seguito con entusiasmo i suggerimenti di Proietti. La sorpresa della serata, la rivelazione di un grande talento vocale e teatrale, è stata la Susanna di Amelia Felle. Graziosa, vivacissima, bruciata da un fuoco d' invenzioni espressive inesauribili, questa Susanna resta indimenticabile. Accanto a lei Natale De Carolis ha disegnato un Figaro di altrettanta vivacità teatrale. La coppia ideale di questa "folle giornata", Mozart li avrebbe voluti così. De Carolis e Felle sono i vincitori dell' anno scorso. Il concorso di quest' anno ha dato lo spiritato Cherubino di Monica Baccelli, l'untuosissimo, splendido don Basilio di Filippo Piccolo, il bravo e divertente Bartolo di Antonio Pirozzi e la deliziosa Barbarina di Tiziana Caminiti. Angela Brown era una composta Marcellina, Jeffrey Fleming Don Curzio, Mitchell Sandler Antonio. Qualche problema avevano, invece, l' impacciato Conte di Umberto Chiummo, e la Contessa di Ilaria Galgani, evidentissimamente emozionata. Ma anche loro sempre restando al livello, altissimo, di fluida recitazione, ch' era di tutti. Belle le scene di Lucia Vitale, che ha disegnato anche i costumi e i bellissimi, strepitosi cappelli: Susanna e la Contessa ne sfoggiano di stupendi. Massimo De Bernart ha diretto e concertato con sicurezza la tremenda partitura. L' International Festival Orchestra and Chorus of New York ubbidivano a meraviglia.

Dino Villatico 14/09/1986 La Repubblica

"... Per questi quarant'anni, lo Sperimentale, con Michelangelo Zurletti direttore artistico e Mario Zonta prezioso factotum generale, ha avviato l'altra sera, con Le nozze di Figaro, una stagione bella di compleanni. L'opera di Mozart festeggia il secondo secolo di vita(1786-1986); Rigoletto(1851), in preparazione, è ai centotrentacinque anni; la«piccola» Mahagonny e II telefono, che completano il cartellone, riflettono rispettivamente i trenta della morte di Brecht e i settantacinque anni di Menotti.Abbiamo incominciato come Figaro che apre l'opera con le misure per la sua camera da letto. Deve sposare Susanna, ed è preoccupato delle scampanellate delConte: din-din . (flauti e oboi), don-don (fagotti e corni). Chi andrà di là, a rispondere: lui o Susanna?Alcuni ce l'hanno con il Mozart delle Nozze, che avrebbe sfumato, con Lorenzo DaPonte librettista, molte punte «rivoluzionarie» del Marìage di Beaumarchais,  la cui fortuna sta tutta nella musica di Mozart.La fortuna di queste Nozze, spoletìne e «sperimentali», sta nella concertazione e direzione d'orchestra diMassimo de Bernart (dopo l'indiavolata Ouverture, ha sempre tenuto con buon ritmo e splendidi risultati lo svolgimento della partitura)e nella regìa di Luigi Proietti, sempre più attratto dal teatro lirico. L'anno scorso fu «suo» un importante DonPasquale; adesso ha sulle spalle un mantello mozartiano, che gli sta benissimo.Quando ha visto in palcoscenico i giovani interpreti vocalmente in ordine (e grazie tante: c'è intorno a quattro di essi la premura di Maria Vittoria Romano, cantante e docente di prestigio),Proietti ha perfezionato l'Idea che gli frullava dentro: quella di dare respiro e aria, non tanto al momenti di grande musica, quanto ai recitativi, ai momenti «parlati» che acquistano cosi un rilievo teatrale Inedito. Non sai più se desiderare il duetto e il terzetto o il dialogo trai vari personaggi. Vien fuori uno spettacolo da non perderne una parola oltre che una nota. Non è poco, di questi tempi, una regia che tiene conto del libretto e della musica, capace di metterei giovani sulla strada maestra.Un Figaro «guappo» e coerentemente polemico, è apparso Natale De Carolis, dalla bella voce e dal bel gesto; Amelia Felle (Susanna) ha aggiunto alle meraviglie della voce quelle del tratto teatrale, pronto e incisivo; Monica Baccelli (Cherubino) si inoltra anch'essa in una invidiabile felicità scenica e vocale; Umberto Chiummo ha dato al Conte di Almaviva un rilievo solenne e drammatico. Sono i quattro «allevati» dalla Romano, ai quali si uniscono Ilaria Galgani (la Contessa),cantante e attrice di prim'ordine, Tiziana Caminiti (Barberina), Filippo Piccolo (Basilio), Antonio Pirozzl (Bartolo) e gli americani Angelica Brown (Marcellina), Raymond Sepe (Don Curzio), Andre Solomon Glover (Antonio) emersi dal coro di New York — un coro di solisti — preparato da Gina Crusco, musicologa e cantante, attiva in America.Giovani americani sono anche i «professori» d'orchestra. Con robe messe Insieme in teatro (il Nuovo si trasforma in un laboratorio), Lucia Vitale ha provveduto alle scene «povere», ma efficaci. È bello estendere lo sperimentalismo alle diverse componenti di uno spettacolo. Successo entusiastico. C'è una replica oggi, alle16."

Erasmo Valente, 14/09/1986 L'Unità