Teatro - regie

Full Monty

DETTAGLIO

Anno: 2001
Titolo: Full Monty
Data di debutto: 04/12/2001
Teatro del debutto: Teatro Brancaccio
Città del debutto: Roma

CAST ARTISTICO

Giampiero Ingrassia, Rodolfo Laganà, Miranda Martino, Lisa Angelillo, Riccardo Bàrbera, Barbara Begala, Miki Cadeddu, Massimo Del Rio, Gabriele Foschi, Jacuqeline Maiello-Ferry, Timothy Martin, Roberto Bani, Stefania Caracciolo, Antonietta De Lorenzo, Erika Jacono, Federico Le Pera, Alida Mancini, Nicola Paduano, Andrea Rizzoli, Simone Tuttobene, Sebastiano Vinci

CAST TECNICO

Autore: Terrence McNally

Regia: Gigi Proietti

Scene: Paolo Tommasi

Costumi: Susanna Proietti

Musiche: David Yazbek

Coreografie: Rossella Lo Biundo

Disegno luci: Alessandro Velletrani

Progetto fonico: Marco Carosi

Orchestrazioni: Harold Wheeler

Arrangiamenti Vocali: Ted Spelling

Direttore Musicale: Fabrizio Cardosa

Aiuto regia: Sebastiano Bianco

CRITICA

"Sei perizomi scarlatti che saltano per aria -ultima difesa della virilità- davanti ad una platea impazzita di donne, amici, conoscenti e semplici curiosi. The Full Monty, ovvero il Servizio Completo. Quello che nemmeno gli strippers più arditi e ben fatti garantiscono alle loro fan. Quello che, nel senso comune delle invero pedanti "donne emancipate”, simboleggia la parità finalmente agguantata. The Full Monty, già film di successo (di Peter Cattaneo), già musical da sballo in America (testi di Terence McNally e musiche di David Yazbeck) ha stimolato Gigi proietti, tra un Falstaff, un Socrate e un Don Giovanni, ha una regia vitalissima, mai casuale, maieutica. Lo spettacolo, prodotto dalla Promnibus, è in scena (con l'intenzione di non smontare fino ad esaurimento delle richieste) al Politeama Brancaccio. La trionfale "prima", ieri sera, di fronte al teatro stracolmo di persone e cosiddette personalità.

Tornando al musical. La storia è di gente senza lavoro, maschi, per la verità, licenziati da qualcuno privo di faccia, forse dall'esigenza di ottimizzazione dei costi fatta valere in fabbrica. C'è chi ha solo una moglie e chi anche un figlio. C 'è chi è sicuro della propria sessualità e chi no. Il fattaccio accade quando, rifiutata l’orrida rassegnazione, il più scapestrato e fantasioso del gruppo, il più irregolare, concepisce l'idea di arricchirsi con lo strip. In città, del resto, le femmine pagano dei bigliettoni, diligentemente guadagnati con diligenti impieghi, per la poltrona dalla quale gustare addominali e glutei degli spogliarellisti che passano di lì. The Full Monty, in realtà, è per intero in questa ricerca degli strumenti -umani, fisici e psichici- per domare paure e pudori ed esibirsi nel nudo integrale ben pagato, nonché ottimo per sbarcare il lunario. Proietti ha cominciato dagli attori. Il sestetto dei "disperati" comprende due nomi noti quali Giampiero Ingrassia e Rodolfo Laganà, cui si aggiungono con assoluta credibilità, il nero Tim Martin, Gabriele Foschi, Riccardo Bàrbera e Massimo Del Rio. Uomini normali, disoccupati di ogni latitudine in vena di colpo grosso, interpreti, cantanti e ballerini, rimarcano, per la delizia degli spettatori, problemi, complessi, elucubrazioni. Riuniti attorno alla pianista-mamma-bagascia che Miranda Martino disegna alla grande, costruiscono il loro numero e, insieme, danno un giro di vite alle rispettive esistenze. Gigi, con la sapienza registica che ha messo su in questi anni, non punta tanto a rendereli macchine da efficienza americana, bensì personaggi a tutto tondo, ben differenziati l'uno dall'altro e capace di consapevolezze e commozioni europee. Ironia, sghignazzo, dolore, senso di colpa, solidarietà, amicizia, inventiva, incoscienza: sono una gamma di stati d'animo che i sei ragazzoni percorrono da par nostro, come rubati ad un bar di Cinecittà o un osteria del Quarticciolo. Persino i siparietti gay che la materia originale contempla hanno un sapore meno isterico e meno dimostrativo di quanto non sia nelle versioni cinematografica e teatrale made in USA. Ciò nonostante, l'impronta generale della rappresentazione si apparenta con lo smalto delle produzioni d’oltreoceano, ripagando del biglietto il pubblico romano. Piacciano i comici incidenti che costellano le prove; il rapporto odio-amore di Laganà con la sua pancia liscia rotonda; le sconsideratezze di Ingrassia nei panni di Jerry, fin troppo amico del figlio adolescente; le pazzie funky-rap di Tim Martin. Meno aiutate dal ruolo di mogli e amanti, sempre sul chi vive e, un po' prima dell'epilogo, addirittura capace di perdono e sportività, le signore della compagnia, da Lisa Angelillo a Barbara Begala, a Jacqueline Maiello-Ferry. Gran verve giunge in palcoscenico dalla buca orchestrale, dove Fabrizio Cardoso dirige un ensemble grintoso e appuntito. Coreografie, sempre funzionali, di Rossella Lo Biundo. Costumi, all'insegna del divertimento, ma comunque pertinenti, di Susanna Proietti. Scene di Paolo Tommasi. Tre ore di divertimento che l'andare delle repliche renderà più snelle e appaganti. Tre ore di meccanismo da risate in cui -Gigi lo aveva promesso- si evade molto senza mai dimenticare di essere, adesso e in questo luogo, problematici abitanti della terra, pianeta del sistema solare, anno 2001."

Rita Sala 05/12/2001 Il Messaggero