I tre moschettieri
DETTAGLIO
Anno: 1987Titolo: I tre moschettieri
Data di debutto: 05/02/1987
Teatro del debutto: Ridotto del Teatro dell'Aquila
Città del debutto: L'Aquila
CAST ARTISTICO
Franco Mescolini, Alessandro Spadorcia, Mario Pardi, Memo Dini, Bartolomeo Giusti, Patrizia Punzo, Laura Lattuada, Claudio Spadola, Gian Luigi Pizzetti, Roberto Pagotto, Nazaro Oldani, Giuseppe Ranieri, Giorgio Valente, Andrea Dosio, Vincenzo Taurino, Mauro Di SalvatoreCAST TECNICO
Autore: Alexandre Dumas
Regia: Gigi Proietti
Scene e Costumi: Luigi Perego
Musiche: Mario Vicari
Coreografie: Monica Codena
Maestro d'armi: Niccolò Perno
Quando il musical mente (parlando). Nel senso buono, s’intende mentire portando iI teatro alle estreme conseguenze. Trucchi svelati, simboli smaccatamente smascherati, pugnali finti che cigolano ritraendo la lama, boxeur Improvvisati (e senza guantoni) che si affrontano, cantando, in un vero e proprio ring, cime, timoni e vele spiegate verso l’Inghilterra, alla ricerca dei preziosi gioielli di Anna d’Austria, regina di Francia. Questa fluviale riduzione de I tre moschettieri era iniziata sotto il segno del teatro popolare a tutti l costi, della parodia stile primo Novecento. E In tutto ciò Gigi Proietti è un maestro. Non solo un attento cultore di auguste
diavolerie (alla «Bravo Grazie!» di un certo Nerone), ma anche una piccola enciclopedia di tecniche del comico. E all'Aquila - «il Gigi»(come lo chiamano al Nord) non ha badato a spese, in senso metaforico. Cioè ha speso gran parte del suo bagaglio di teatrante
che va incontro al pubblico. La parodia arriva al paradosso. Ma si ride, si ride. Da qualche parte Proietti aveva dichiarato di voler fare
un piccolo musical intorno a D’Artagnan. Altro chemusical, altro che effimere raffinatezze alla Vincente Minnelli! Qui c'è II sano trionfo dello zu-mpa-pa, dei coretti tipo oh-oooh! Dei quali — volendo — si trovano
tracce anche nel primo, glorioso Lucio Dalla. Ma se proprio si deve nominare un precedente storico, ebbene, questo va identificato nell’avanspettacolo, quello disgraziato, allo stremo delle forze
negli anni della Seconda guerra mondiale Quando si cantavano I prodigi della fame, quando la «tessera annonaria» faceva rima con «i nostri
desideri campati In aria». Un signore, nella scomoda platea aquilana, fra un tempo e l'altro, lamentava l’eccessiva riconosclbilltà di modelli alla Canzonissima in questa messinscena. E che colpe ha Proietti se Canzonissime, Premiatisslme e Fantasticissimi (ci si perdoni
la licenza grammaticale) hanno copiato e ancora copiano il varietà teatrale e l’avanspettacolo? Caso mai, bisognerebbe prendersela con Superpippo Baudo. Ma questa è un'altra faccenda. Un’altra faccenda che introduce il tema portante dello spettacolo in questione.
Come già si disse, L’Aquila soffre un travagliato passato in materia di teatro (furono anni labiani, più che papali anni mariani) preoccupazione
del nuovi gestori del locale Stabile è soprattutto quella di riconciliare la gente con il teatro. E, per fare questo, bisogna accettare percorsi popolari a tutti i costi. Forti della convenzione che vuole che il comico (quando è saggio e riconoscibile) non si discute. Ecco, alla prima
tornata di questi Tre moschettieri con cori, musiche e scene dipinte, avevamo commesso l’errore di ricordare un grande Gene Kelly guascone. Altro che Gene Kelly, altro che raffinate riscrltture stile Quartetto Cetra, qui siamo nel gustosissimo territorio minato della goliardia. Ma Gigi Proietti, che — come s'è già detto — in queste
cose sa essere un maestro, le mine ha saputo schivarle tutte. Giocando con le luci,con le musiche, con i cavalli finti, con le scenografie dipinte, fino ad offrire un bel colpo di teatro con la scena finale della puntata in
Questione. D'Artagnan arriva a Calals e s'Imbarca per l’Inghilterra. Bella quella nave, bello quel rullio di uomini, cose e stomaci.
A questo proposito non va taciuto il successo trionfale dello spettacolo. Grandi applausi per tutti, anche per Alessandro Spadorcia che,
come D'Artagnan, aveva preso il posto del bravo Giuseppe Cederna, bloccato da una potente Influenza. Applausi anche per Laura Latuada,
Anna d'Austria di poche parole ma con scollatura vedi-non-vedi, partecipazione -extra-ordinaria» di questo scorcio di puntate. In più i responsabili assicurano che ogni sera le panche del Ridotto accolgono spettatori (tanti) attenti e ben disposti ai successo.
Tutto sommato, sembra che la prima mèta (far Incontrare di nuovo L’Aquila con una qualche abitudine teatrale) sia stata raggiunta.
Ma dopo? Dopo si può prendere tranquillamente la via per Roma di questi tempi l'autostrada per la capitale non offre ghiaccio
né nebbia agli impavidi viaggiatori serali e notturni
Nicola Fano 6/2/1987 L'Unità