Teatro - regie
Parole Parole
DETTAGLIO
Anno: 2015Titolo: Parole Parole
Data di debutto: 01/12/2015
Teatro del debutto: Teatro Sette
Città del debutto: Roma
CAST ARTISTICO
Carlotta Proietti, Matteo VaccaCAST TECNICO
Autore: Adriano Bennicelli
Regia: Gigi Proietti
Scene: Fabiana Di Marco
Costumi: Susanna Proietti
regista assistente: Marco Simeoli
CRITICA
"Carlotta Proietti figlia del mattatore Gigi s’è data all’arte. Domanda da angioletti: figlia o non figlia, ne avrà le carte? O l’intemerata Carlotta avrà fatto una follia, malgrado papà si sia messo alla regia? Il sospetto s’aspetta senza rispetto un’interpretazione zoppa come un tavolino rotto di Pedretti Foppa. E invece no, Carlotta ci sa fare, sia detto fuor di rima, perfino alla “seconda” che è peggio della “prima”.
Falso quindi che i figli dei grandi attori siano destinati ad essere dei piccoli attori. Non si può mai stare tranquilli. Al teatro Sette, Carlotta Proietti è in scena assieme a Matteo Vacca con una commedia brillante come se ne trovano poche in giro, scritta da Adriano Bennicelli e intitolata Parole parole parole. Come la canzone interpretata da Mina e Alberto Lupo. I dialoghi sono un gran servizio agli attori, spiritosi, chiari, significativi; la storia è semplice ma ben congegnata con un finale a sorpresa inaspettato, che è appunto il contrario di telefonato. Si racconta d’una storia d’amore fra una ragazza che lavora in un centro di controllo video dei locali d’una banca e un impiegato di quella filiale che la vede sul monitor e ne rimane folgorato. Anche i bancari hanno un’anima, ma soprattutto le fanciulle capaci d’innamorarsi dei bancari.
Si intuiscono qua e là, in mezzo alle battute del testo e alle citazioni della Pioggia nel pineto di D’Annunzio (“Piove su le tamerici / salmastre ed arse) e di Dante (“Tanto gentile e tanto onesta pare”), delle vere e proprie “proiettate” paterne che come proiettili si proiettano nel proiettore della brillantezza di questa messinscena. Proietti (figlia) e Vacca sanno sfruttare le occasioni, hanno tempi comici e improvvisi cambi di ritmo che portano lo spettacolo ai limiti del cabaret per poi deviarlo verso la commedia sentimentale. L’attrice possiede una forte presenza scenica data anche dalla sua femminilità, da una sua grazia spigliata, ha tecnica, voce, ironia e l’indiscutibile vantaggio di gioire a recitare. L’attore invece gioca sulla sua aria dimessa e occhialuta, carica il personaggio di semibalbuziente a lui affidato senza strafare e ne ricava il disegno di un carattere di timidone impacciato, utile al divertimento della platea.
Gigi Proietti monta la commedia trattandola per quel che è, una comicità semplificata come un bicchiere di cedrata, un po’ zuccherina un po’ asprigna, variando i toni dello spettacolo dalla comicità all’intimismo per scioglierla e darle brio. La sua è una dimostrazione tecnica di come si fa un teatro d’intrattenimento puro, su quali regole si fonda, quali equilibri deve rispettare. Un bicchiere di cedrata ma preparato con scienza."
Falso quindi che i figli dei grandi attori siano destinati ad essere dei piccoli attori. Non si può mai stare tranquilli. Al teatro Sette, Carlotta Proietti è in scena assieme a Matteo Vacca con una commedia brillante come se ne trovano poche in giro, scritta da Adriano Bennicelli e intitolata Parole parole parole. Come la canzone interpretata da Mina e Alberto Lupo. I dialoghi sono un gran servizio agli attori, spiritosi, chiari, significativi; la storia è semplice ma ben congegnata con un finale a sorpresa inaspettato, che è appunto il contrario di telefonato. Si racconta d’una storia d’amore fra una ragazza che lavora in un centro di controllo video dei locali d’una banca e un impiegato di quella filiale che la vede sul monitor e ne rimane folgorato. Anche i bancari hanno un’anima, ma soprattutto le fanciulle capaci d’innamorarsi dei bancari.
Si intuiscono qua e là, in mezzo alle battute del testo e alle citazioni della Pioggia nel pineto di D’Annunzio (“Piove su le tamerici / salmastre ed arse) e di Dante (“Tanto gentile e tanto onesta pare”), delle vere e proprie “proiettate” paterne che come proiettili si proiettano nel proiettore della brillantezza di questa messinscena. Proietti (figlia) e Vacca sanno sfruttare le occasioni, hanno tempi comici e improvvisi cambi di ritmo che portano lo spettacolo ai limiti del cabaret per poi deviarlo verso la commedia sentimentale. L’attrice possiede una forte presenza scenica data anche dalla sua femminilità, da una sua grazia spigliata, ha tecnica, voce, ironia e l’indiscutibile vantaggio di gioire a recitare. L’attore invece gioca sulla sua aria dimessa e occhialuta, carica il personaggio di semibalbuziente a lui affidato senza strafare e ne ricava il disegno di un carattere di timidone impacciato, utile al divertimento della platea.
Gigi Proietti monta la commedia trattandola per quel che è, una comicità semplificata come un bicchiere di cedrata, un po’ zuccherina un po’ asprigna, variando i toni dello spettacolo dalla comicità all’intimismo per scioglierla e darle brio. La sua è una dimostrazione tecnica di come si fa un teatro d’intrattenimento puro, su quali regole si fonda, quali equilibri deve rispettare. Un bicchiere di cedrata ma preparato con scienza."
Marcantonio Lucidi, 3/12/2015