Televisione - sceneggiati & fiction

Il Circolo Pickwick

DETTAGLIO

Anno: 1968
Titolo: Il Circolo Pickwick
Ruolo: Jingle
In onda dal: 04/02/1968

CAST ARTISTICO

Mario Pisu, Guido Alberti, Leopoldo Trieste, Gigi Ballista, Gigi Proietti, Enzo Cerusico, Tino Buazzelli, Piera Degli Esposti, Wanda Osiris, Zoe Incrocci, Memmo Carotenuto, Brunella Bovo, Franco Parenti, Tino Scotti

CAST TECNICO

Regia: Ugo Gregoretti

Sceneggiatura: Ugo Gregoretti, Luciano Codignola

Scene: Carlo Cesarini da Senigallia

Costumi: Danilo Donati

Musiche: Francesco Saverio Mangieri

CURIOSITÀ
La sigla di coda dello sceneggiato era La Ballata di Pickwick, composta da Calibi per il testo e da Gigi per la musica, cantata dallo stesso Gigi, accompagnato alla chitarra da Lucio Battisti.
CRITICA

"...Gigi Proietti è sicuramente la cosa più felice della prima puntata..."

Il corrispondente del Times a Roma, 22/02/1968 La Stampa

"Ha preso il via ieri sera l'atteso Circolo Pickwick di Dickens; sei puntate con la regìa di Gregoretti che ne è, insieme a Luciano Codignola, anche lo sceneggiatore. Ugo Gregoretti è uno dei pochi uomini che, finora con piccoli spettacoli frutto di intelligenza e fantasia (« Controfagotto », i « R.A.S. »), è riuscito ad incrinare, uscendone indenne, la seriosa ufficialità della tv; la sua satira sorridente lo conduce a raccontare fatti e a descrivere personaggi attraverso la deformazione di un humour cordiale, senza cattiveria. Il circolo Pickwick è uno dei più popolari romanzi umoristici dell'800, dove un irriverente quadro della società vittoriana fa da sfondo alle avventure picaresche dei quattro protagonisti, condotte a ritmo vertiginoso e con una esplosiva carica di vitalità e di invenzioni. E' in questo senso che Gregoretti ha impostato il suo lavoro par lasciando un margine alla propria vocazione di cronista (e lo si è visto anche nella piacevole presentazione). La prima puntata, un susseguirsi rutilante di avvenimenti, è risultata parecchio agitata e fragorosa. A tratti toni clowneschi sembrano prendere il sopravvento appesantendo lo spettacolo. Tuttavìa tali squilibri sono inevitabili nell'avvìo di un racconto così denso ed incalzante e si può rimandare un giudizio più motivato alle prossime settimane quando le avventure di Pickwick con i suoi tre amici assumeranno certamente un tono più pacato e il regista avrà spazio per le sottolineature ironiche che il testo di continuo suggerisce. Ma neppure ieri quelle sottolineature sono mancate: ricordiamo le prove dell'Otello in piazza, il viaggio a cavallo di Winkle, Tupman impallinato a caccia e i suoi duetti amorosi con la matura Rachele che era la bravissima Maria Monti. Degli altri, Pisu, Alberti. Ballista, Proietti, Trieste, tutti azzeccatissimi, savrà agio di parlare in futuro".

M.A., 06/02/1968 La Stampa

"Se parecchi romanzi di Dickens sono divenuti proverbiali ossia simboli immediatamente efficaci di una condizione umana o sociale, il più proverbiale di tutti resta probabilmente «Pickwick» o se si vuole usare il più esteso titolo originale: «Carte postume del circolo Pickwick». Così non soltanto il personaggio del signor Samuele Pickwick  esquire ha finito per designare negli anni, un tipo ben determinato del costume, perfino della biologia inglesi, ma l’aggettivo si è allargato a comprendere una forma di humour, un modo di rappresentazione letteraria. In effetti questo romanzo, nato come pubblicazione a dispense per accompagnare i disegni di Seymour, uscito fra il 1836 e il 1837, poi raccolto in volume quello stesso anno, non solo apre la grande carriera dickensiana ma ne condensa, con felicissima vitalità forse non più superata (Chesterton parlò in proposito di «eterna giovinezza»), i temi fondamentali. A Ugo Gregoretti, regista (e riduttore insieme con Luciano Codignola) della trascrizione televisiva in sei puntate del gran libro dickensiano, cominciata ieri sera sul nazionale, si offrivano all'ingrosso tre soluzioni: una trasposizione puramente esterna, passiva, «ottocentesca» diremmo, come fu fatto, ad esempio, per il Davide Copperfield; un ricalco, con minuzia quasi fanatica, del colore del tempo, della evidenza figurativa di quell'Inghilterra dei primi decenni del secolo XIX, alla maniera di Visconti: l'invenzione di un equivalente, perfino linguistico, dell'umore, della straordinaria vitalità picaresca del «Picwick», con mezzi espressivi contemporanei. Dickens divora tutto, mette tutto a profitto: dal gioco di parole, ai tics, al grande spettacolo sociale; e allora bisogna trovare i corrispettivi attuali di quei calembours, di quei tic di quegli spettacoli eccetera. Gregoretti, memore di certi suoi interessi di osservatore del costume, a scelto la terza più difficile strada: lo dichiarava già all'inizio, con il divertimento anacronistico che tramutava l’episodio di apertura del romanzo, la seduta del circolo Pickwick, in una intervista televisiva con Gregoretti in abiti contemporanei fra i suoi personaggi (cioè i personaggi di Dickens) in abiti dell'altro secolo. In questa intenzione si spiegano anche l'interpolazione della recita teatrale di Jingle e il carattere quasi da «comica finale» che assumono le comparse e l'idillio di Rachele Wardle. Se si può senz'altro accettare il tentativo di ricostruire il «Pickwick» con diversi e insieme analoghi materiali comico figurativi, si può però rimanere piuttosto perplessi per i primi risultati: la puntata di ieri sera c'è apparsa ancora approssimativa, in certi punti perfino tecnicamente confusa (battute che si soffocavano a vicenda, esagitazione vocale, stridori eccetera). Ma aspettiamo un altro po' di trasmissione per formulare il giudizio e valutare anche gli interpreti (da Mario Pisu a Leopoldo Trieste, a Gigi Ballista, a Gigi Proietti, a Guido Alberti etc.)."

Gino Fantin , 05/02/1968 Il Corriere della Sera