Televisione - sceneggiati & fiction

Il Maresciallo Rocca 3

DETTAGLIO

Anno: 2001
Titolo: Il Maresciallo Rocca 3
Ruolo: Maresciallo Giovanni Rocca
In onda dal: 04/03/2001

CAST ARTISTICO

Gigi Proietti, Stefania Sandrelli, Sergio Fiorentini, Mattia Sbragia, Paolo Gasparini, Francesca Rinaldi, Massimiliano Virgili, Maurizio Rapotec, Francesco Lodolo, Angelo Sorino, Maurizio Aiello, Alberto Molinari, Daniele Petruccioli, Ruben Rigillo, Gabriele Corsi, Luigi Montini

CAST TECNICO

Regia: Giorgio Capitani, José María Sánchez

Soggetto: Laura Toscano, Franco Marotta

Sceneggiatura: Laura Toscano, Franco Marotta

Direttore della fotografia: Luigi Kuveiller

Musiche: Natale Massara, Pino Donaggio

CRITICA

“Un eroe normale. Uno di quelli che valgono 10 milioni di telespettatori, così per gradire. Un carabiniere schietto, umanissimo, che manda avanti la famiglia con le poche lire dello stipendio e i molti rischi del proprio lavoro. Uno con la faccia duttile, capace di ogni sfumatura, di ogni risata e ogni sussulto. Un uomo chiamato maresciallo: Gigi Proietti. Un attore nostro, italiano. Così "mostruoso" (Vittorio Gassman amava definirlo in questo modo, confessando di invidiargli, oltre l'arte dalla quale erano accomunati, la voce per cantare, le mani per suonare la chitarra, la faccia tosta per ballare - e bene - i ritmi latino-americani) da imporre alla più vasta platea che il serial di Raiuno abbia mai registrato un finale "a sensazione" sapeva, lui, di preparare il colpo grosso. Avvertiva gli amici con qualche frasetta, lasciata cadere quasi per caso:« nun ve perdete l'urtima puntata, eh?!…». E se gli chiedevi perché, sorrisacci romaneschi e bocca cucita.

Il fatto è che Gigi, l'altra sera, nei panni del realissimo, mediterraneo maresciallo rocca, piccolo-grande servitore dello Stato, privo di poteri ma non di principi (vogliamo usare la parola ideali?), ha dato un saggio di interpretazione che cancella tante sudditanze indigene, tanti panegirici sulla inarrivabilità degli interpreti anglo-americani. A Rocca fanno saltare in aria la moglie? Gigi recita un dolore immenso e contenuto, a tratti secco, un dolore virile, senza fronzoli, come quello che i critici magnificano se firmato al Pacino, Robert De Niro, Nicholas Cage. Il maresciallo viene ferito e riceve un encomio? Gigi restituisce a chi guarda la consapevolezza del dovere compiuto, una "vecchia storia" di morale, un comportamento da altra epoca ed altra generazione che fa comunque scalpore. Rocca chiude la sua parabola televisiva e Gigi, faccia vincente, salute interiore, bonomìa studiata e saporosa, carisma di artista e personaggio, in mano le famiglie del paese, dalla nonna alla ragazzina, dal papà che tira la carretta al figlio paninaro. Il Maresciallo Rocca da 10 milioni di telespettatori è stato come una magnifica partita della Nazionale. Ci siamo ritrovati davanti alla tv indossando, anche noi, la maglia della giustizia. E qualcuno, forse, nell'onda di simpatia in cui Gigi ha rinfrescato il lavoro quotidiano dell'arma, eviterà, almeno per un po', di raccontare le solite barzellette sui carabinieri. Se è vero che sono tempi di rissa, capaci di negare l'evidenza e il loro contrario; se invano si disquisisce sull'identità della Satira; se i mea culpa sono in diminuzione e nessuno chiede scusa a viso aperto o, tantomeno, si assume responsabilità oggettive e rischi veri; il Maresciallo Rocca ci ha fatto del bene. Proietti sa di essere bravissimo.Da anni "sacrifica" il talento a spettacoli di contaminazione fra i vari generi che lo consacrano mattatore, ma gli negano, al tempo stesso, allori classici, performance di pura tradizione. Che sapesse giocare con tutto, e di tutto prendersi gioco, tutti lo sapevamo. Che dimostrasse sullo schermo televisivo, in una trasformazione di cui parlerebbe gran bene Elia Kazan, è una sorpresa. Denuncia voglie e tensioni nuove, promette altre belle cose per il futuro. E lui rischia di essere, in questo momento, l'uomo più amato di Italia.”

Rita Sala, 27 marzo 2001, Il Messaggero



"Una adozione difficile, il tema del nonnismo, un sequestro di bambini, il ritrovamento di uno scheletro, qualche pallottola di troppo, lacrime e sangue:«Il Maresciallo Rocca» (Rai Uno, domenica, terza serie, ore 20:50, 9.691.000 spettatori) ha ormai le spalle solide, può sopportare tutto, persino le incomprensioni con il nuovo sostituto procuratore Lucia Ascari (Daniela Scarlatti), o gli imprevedibili colpi di testa di Margherita (Stefania Sandrelli) per far entrare in famiglia Tommy, il bambino che ha in affidamento. Più passa il tempo e più «Il maresciallo Rocca» è il personaggio televisivo con cui Gigi Proietti meglio s'identifica e si esprime, e non solo perché, come ha detto lo stesso attore, «l'intuizione vincente è stata quella di seguire Rocca anche dentro casa, dove tutti noi ci ritroviamo con gli stessi problemi, le stesse piccole incomprensioni di fondo», ma anche perché la figura del Maresciallo lo costringe a contenersi, a indossare una «forma», a misurarsi con l'imprecisione o la reticenza. con cui di solito appaiono i fatti criminali. ùse c'è un rischio, è che ormai «Rocca» appare un gioco a chi è più bravo: se gli sceneggiatori Laura Toscano e Franco Marotta (così abili a prendere storiacce di cronaca, spesso opache e lacrimevoli, e a intrecciarle, sublimandole, in racconti compiuti), se Proietti o la Sandrelli, se il regista Giorgio Capitani o il più giovane José Maria Sanchez, se i carabinieri o la polizia. C'è poi la provincia (deprivata del suo senso di comunità sociale) che fa da sfondo al raggiungimento di una verità, là dove la mancanza di verità cerca di impastarsi con il paesaggio, diventare consuetudine, farsi norma. E allora la stazione dei carabinieri diventa un baluardo cui aggrapparsi per intrecciare i fili dell'ordito (delittuoso) con quelli della trama (narrativa)."
Aldo Grasso, 13/03/2001, Il Corriere della Sera