Televisione - sceneggiati & fiction

Le tigri di Mompracem

DETTAGLIO

Anno: 1974
Titolo: Le tigri di Mompracem
Ruolo: Sandokan

CAST ARTISTICO

CAST TECNICO

Regia: Ugo Gregoretti

Scene e Costumi: Eugenio Guglielminetti

CRITICA
"Di nuovo l'accoppiata Proietti-Gregoretti... No, non è che il duo, sospinto da qualche onorevole o da qualche gruppo di potere, abbia dato l'assalto alla direzione generale della Rai-tv, l'abbia occupata militarmente e abbia ottenuto da Bemabei e soci di essere presenti sul video una sera si e una sera no. Si tratta di uno dei soliti pasticci dei programmisti. Giustamente — poiché « Libri in casa», la rubrica che ha partorito Le tigri di Mompracem, è di tardo pomeriggio, alle 19, sul secondo canale — si è pensato di trasferire questa più consistente «rilettura» salgariana di sera, a beneficio di un maggiore pubblico. Cerca un buco, cerca un buco... sì, l'hanno trovato, e va benissimo, ma sono andati a trovarlo proprio al ridosso dell'ultima puntata dello show Proietti-Gregoretti, finito subato. I due, anche se non è colpa loro, si scusano dell'invadenza e dell'ingorgo, e promettono che per un lungo pezzo non si faranno vedere in tv. II che ci dispiacerebbe. Perché la loro unione (a tacere del lontano, ormai mitico e replicabilissimo «Circolo Pickwick») ha dato frutti eccellenti e inconsueti. Nonostante gli alti e i bassi, la rivista « Sabato sera » ha detto una parola nuova nel campo squallidotto del varietà televisivo. Come Le tigri di Mompracem (testo e regia di Gregoretti, scene e costumi, di spiritosa intelligenza, di Eugenio Guglielminetti) è un esempio di «spettacolo televisivo» al cento per cento: non è teatro, non è cinema: è una cosa pensata, scritta, realizzata per la televisione. «Rilettura» salgariana? Sull'espressione non siamo troppo d'accordo. Salgari, in fondo, è un pretesto: il pretesto per la rievocazione sarcastica e pungente di una certa Italia provinciale, borghese, j conservatrice e retorica della seconda metà dell'Ottocento dietro la quale si indovinano timidi fermenti repubblicani e progressisti: l'epoca in cui nacquero Sandokan, i tigrotti della Malesia, i sultani, tesori, le giungle tenebrose e ì labirinti da chi, a Verona e poi a Torino, passava la giornata a tavolino a scrivere come un forsennato per la fabbrica dell'appetito. Così da una parte, prendendo spunto dalle notizie pubblicate nel giornale « La nuova arena», Gregoretti ci dà una serie di significativi quadretti del tempo, dalla gara velocipedistica alla serata mondana, dal congresso monarchico ai reazionari discorsi redazionali; e dall'altra parte una sintesi del romanzo di Salgari (i trapassi fra i due piani dello spettacolo sono altrettante invenzioni umoristiche e registiche di piim'ordine) dove nelle battute, che sono tolte di peso dall'originale, si riscontra lo stesso linguaggio, più o meno, del quotidiano di cui costituiva l'apprezzatissima appendice e dove Sandokan, impersonato da un Gigi Proietti in gran forma e scatenato (e fortunatamente tenuto a freno da Gregoretti che se lo lascia scappare poche volte) recita alla mattatore del secolo scorso. Commento musicale: Verdi, DortizefcU, Wagner, soprattutto Verdi, allora dominatore indiscusso delle scene, con impetuosi cori e col veemente « Sì, tremenda vendetta» inserito in uno di quegli estrosi trapassi cui accennavamo. Inutile aggiungere che la ricostruzione del mondo salgariano non è realistica, ma volutamente « falsa », ossia fantasiosa, favolosa, da rappresentazione teatrale. L'ironia di Gregoretti ha naturalmente buon gioco, ma diremmo che l'ironia nei confronti di Salgari è affettuosa, è quella dell'adulto che riguarda gli idoli infantili: diventa « cattiva » quando si rivolge all'epoca che è il vero obbiettivo. Pecche? Oltre a qualche rallentamento le sequenze dì folla sono venute così e così, e purtroppo diversi attori (anche due sole battute erano importanti) si sono mostrati non all'altezza o fuori ruolo, incolori e smorti (vedi Yanez). E un po' più d'accento veneto, in Verona, non avrebbe guastato. Sull'altro piatto della bilancia sta Carmen Scarpitta, deliziosa Marianna, caricaturale al punto giusto, un'attrice per la quale uno show personale ci vorrebbe, prima o poi; e stanno interpreti come Bob Marchese (l'avvocato Fagiuoli), Hintermann, Bandini, De Damnos, Sabatini. Scalpitano, mugugnano i fans di Salgari? Attendano con fiducia: è in preparazione — « serio », in dodici puntate — tutto il ciclo malese di Sandokan e combriccola, regista Sergio Sollima, un esperto di western all'italiana." 
Ugo Buzzolan, 21/02/1974 La Stampa