Televisione - sceneggiati & fiction

Un figlio a metà (un anno dopo)

DETTAGLIO

Anno: 1994
Titolo: Un figlio a metà (un anno dopo)
Ruolo: Sandro Giacomelli
In onda dal: 08/03/1994

CAST ARTISTICO

Gigi Proietti, Andrea Giordana, Bettina Giovannini, Kathy Connely, Francois Eric Gendron, Enzo Cannavale, Laura Nucci, Carlo Valli, Roberto Posse, Gianni Garko, Matteo Bellina

CAST TECNICO

Regia: Giorgio Capitani

Soggetto: Maurizio Lucidi

Sceneggiatura: Giorgio Mariuzzo, Enrico Vaime, Giorgio Capitani

Direttore della fotografia: Nino Celeste

Scene: Alida Cappellini e Giovanni Licheri

Costumi: Antonella Berardi, Bettina Bimbi

Musiche: Gianni Ferrio

CRITICA
"La grande simpatia di Gigi Proietti in un'altra storia contemporanea con i ragazzini, ma senza la Bosnia, e quindi più vista, 5 milioni e mezzo di telespettatori martedì sera (per la Bosnia non serve l'aria dolente di Silvio Orlando, bastano i telegiornali ad alimentare i nostri sensi di colpa, a saziare la voglia di soffrire davanti al piccolo schermo). Martedì è andata dunque in onda la seconda parte di «Un figlio a metà», regista Giorgio Capitani, la storia di un uomo dalla vita sentimentale modernamente tormentata e soprattutto dalla «paternità responsabile». Di recente Raidue aveva mandato in onda la solita replica della prima parte dello sceneggiato, tanto perché il pubblico potesse ripassare un po' i personaggi, i ruoli, i pasticci che il protagonista deve affrontare. Una volta ripassato, siamo arrivali a questa lezione numero due, un po' ripetitiva nel tira e molla fra Proietti e la sua ex moglie francese per avere in affidamento il figlio Luca (era lei che l'aveva lasciato con il marito per andarsene in America). Il padre è di provata dedizione, la madre vuole il ragazzino con sé salvo non andarlo a trovare in ospedale quando si ammala, il figlio si barcamena nevroticamente fra entrambi i genitori, è molto legato al padre ma sente dirompente il richiamo della madre. L'altalena fra i due aumenta i problemi. Che sono oggettivamente numerosi: perché il buon Proietti deve, sì, risolvere i pasticci che gli combinano gli altri, ma qualcuno se lo fabbrica anche lui. Vive con una ragazza dalla quale ha una figlia: non appena nasce la bambina lui si sente trascurato e ha una relazione estemporanea con un'altra. La sua compagna lo sorprende, e giustamente lo lascia. A questo punto l'onesto Proietti non ha più un lavoro, non ha più la fidanzata, non ha più la figlia nuova, non ha più una casa. E l'ex moglie gli sta addosso per riavere con sé Luca. Processo, riappacificamento, lieto fine, il ragazzino sceglie definitivamente di stare con il padre, lui e lei si sposano, lei attende (bel coraggio) il secondo bambino. E vissero felici e contenti? Chi può dirlo, non è facile che accada, e non è compito dei film raccontarcelo: la storia finisce dove noi, volendo, possiamo ancora immaginarla, la felicità di questa famiglia dei giorni nostri, con tanti fratelli figli di genitori diversi, ampliamento dell'istituto dei nonni, madri e padri che vanno e che vengono. «Un figlio a metà» ha il pregio tecnico di essere condotto con buon ritmo, sfodera un dialogo brillante e sfoggia l'accattivante figura di Gigi Proietti, che si è scelto come amico Andrea Giordana, play boy scappato dall'America e da una moglie bostoniana e perfetta. Molto brillanti i due uomini, più deboli e spaesate le donne. E' opportuno che in televisione si raccontino vicende di attualità anche attraverso la «fiction», e non solo con i tg e i documentari. E' positivo che si sdrammatizzino i problemi della famiglia, è utile che i protagonisti non siano automi senza tentennamenti ma umani poveretti con tanti problemi. Non serve a niente, ma distrae un po': e non la vogliamo, dalla tv, qualche distrazione?"
Alessandra Comazzi, 18/03/1994 La Stampa