Fatti e Fattacci
DETTAGLIO
Anno: 1975Titolo: Fatti e Fattacci
Rete televisiva: Programma Nazionale
In onda dal: 15/02/1975
CAST ARTISTICO
Ornella VanoniGigi Proietti
Giustino Durano
Massimo Giuliani
Enzo Cesiro
Luca Lionello
Graziella Polesinanti
CAST TECNICO
Regia: Antonello Falqui
Scene: Carlo Cesarini da Senigallia
Musica: Bruno Canfora
Fatti e fattacci vinse il prestigioso premio Internazionale Rosa d’oro di Montreux per lo spettacolo.
E' arcinoto che quando si parla di rivista televisiva c'è da strapparsi i capelli a ciocche. Da vent'anni. Ora bisogna dire che in questi ultimissimi tempi abbiamo avuto qualche consolazione. Già la seconda trasmissione di « Totambot » con la Zanicchi era andata a segno: merito precipuo di Noschese che s'era presentato in gran forma. Poi, sabato l'altro, la lieta sorpresa del numero unico « Io non c'entro » con il comico Montesano rinforzato dal pruriginoso sexy di Maria Grazia Buccella. Ieri, questo debutto di Fatti e fattacci con Gigi Proietti e Ornella Vanoni, un varietà senz'altro discutibile, cioè con aspetti discutibili, ma che si stacca per concezione e sostanza dalla media degli spettacoli leggeri che circolano abitualmente sul video. Anzitutto, qui c'è un ideatore e responsabile dei testi che è un autore pungente e di gusto, e impegnato, come Roberto Lerici. Il che costituisce, in partenza, non solo una garanzia ma anche una precisa indicazione sull'orientamento e sul tono della trasmissione. Cosa si vede all'inizio? Un carrozzone di saltimbanchi che arriva in piazza. Davanti ad una piccola folla, s'avvia lo spettacolo, escono alla ribalta i due saltimbanchi « capi », ossia Proietti tutto vociante e sbertucciato, e la Vanoni vestita da « mala », con la giarrettiera che s'intravede nello spacco (dai e dai, dopo il dilagante e perdurante trionfo in cinema, a dispetto del collant, la calza con giarrettiera è arrivata pure, censura permettendo, in tv...). Lo spettacolo di questi finti saltimbanchi è vario. Il primo pezzo di rilievo è una esibizione di Proietti come Capitan Spaventa, il militare tronfio, ottuso, dispotico, vanaglorioso. E subito si capisce che la rievocazione non è fine a se stessa, ma contiene accenni satirici di attualità, con riferimento ai regimi militari dittatoriali di oggi e di ieri. E più avanti avverrà la stessa cosa nella tirata di Proietti-pupazzo tra i due carabinieri nel teatro dei burattini: la tirata si suppone collocata in una Roma antica, da Rugantino, in realtà le botte al presente sono trasparenti e continue. Alla fine, poi, l'ironia sarà scoperta e diretta con la filastrocca petroliniana sulla crisi. Il peso maggiore sta sulle spalle di Proietti che tra l'altro recita il famoso brano di Cirano. da Rostand, sul naso. La Vanoni gli è valida compagna, specie quando ritorna a fa canzoni della « mala » che sono le sue vere canzoni, quelle con cui ha esordito e s'è fatta stimare (mentre non siamo per niente d'accordo sul fatto che inserisca banali canzoni commerciali che sono in stridente contrasto con il particolare tipo di trasmissione: come non siamo d'accordo, e l'abbiamo trovato un punto decisamente negativo, lo sfogo patetico di Proietti che singhiozza sull'uccisione della madre, accoltellata dal fratello barabba). Il regista Antonello Falqui ha diretto con finezza ed eleganza, secondo il suo stile. Lo spettacolo — per ora — ci sembra un po' ricercato, sofisticato, talora ridondante e in alcuni momenti tale da dare luogo ad una comicità « fredda », che forse lascerà sconcertata e addirittura delusa una parte dell'abituale pubblico della rivista del sabato: però s'annuncia come uno show di classe, scritto e realizzato col cervello, che intende offrire alla platea un divertimento insolito e intelligente.
U. Bz. 16/02/1975 La Stampa