Televisione - show televisivi

Sabato sera dalle 9 alle 10

DETTAGLIO

Anno: 1974
Titolo: Sabato sera dalle 9 alle 10
Rete televisiva: Programma Nazionale
In onda dal: 26/01/1974

CAST ARTISTICO

Gigi Proietti
Bice Valori
Sandra Milo
Adriana Asti
Beba Loncar
Massimo Ranieri
Massimo Giuliani
Silvan

CAST TECNICO

Regia: Giancarlo Nicotra

Scene: Gaetano Castelli

Musica: Vito Tommaso

Orchestra diretta da: Vito Tommaso

CURIOSITÀ
Curiosità: “Lo spettacolo rappresenta un ripensamento del genere varietà del sabato sera e l’autore Gregoretti unisce lo sceneggiato e il varietà, all’interno di una cornice narrativa che si svolge di fronte a un apparecchio televisivo acceso, mentre sullo schermo scorrono le immagini dello show. Nella prima puntata Proietti è un ladro che, con un suo complice, si intrufola in un appartamento per tentare di scassinare la cassaforte. Ma i padroni di casa hanno lasciato acceso un televisore e proprio su quello schermo – al sabato sera ,alla classica ora pre-austerity – c’è un programma di varietà. Lo conduce un personaggio straordinariamente somigliante al ladro, ovviamente lo stesso Proietti. Mentre i due malviventi sono al lavoro, arriva la collaboratrice domestica – Bice Valori – che li sorprende. E qui inizia lo spettacolo: la “scatola cinese” si apre in un andirivieni dallo schermo al Teatro delle Vittorie dove si sta svolgendo lo show e viceversa.”
Fonte rai.it

CRITICA
“Simpatico, esuberante, versatile, con nette propensioni per il genere comico-satirico ma disponibile anche, eventualmente, per qualche impennata nel drammatico. Luigi Proietti, detto meglio Gigi Proietti, è quello che si dice un attore lanciatissimo. Ha cominciato col cabaret a Roma, poi Ugo Gregoretti l'ha rivelato come interprete nell'indimenticabile e provocatorio « Circolo Pickwick » (ma fra tante riprese fasulle, quando la tv si deciderà a replicare questo solo e unico esempio di romanzo umoristico sul video?); e poi è entrato nel cinema, e ha lavorato con un regista estroso qual è Tinto Brass, in pellicole impegnate, e ha avuto un successo commerciale nella « Tosca » di Magni; e infine s'è affiancato a Bascel sul palcoscenico e adesso se la vede con Carmelo Bene ne « La cena delle beffe ». Uno show in quattro puntate era il minimo che la Rai potesse offrirgli. Solo che per Proietti non andava bene una rivista qualsiasi, vogliamo dire tradizionale, ed ecco intervenire in veste di autore Gregoretti (tra i due c'è stima, amicizia, e lavoro in comune, pure di recente: fra poche settimane sarà trasmesso uno sceneggiato tipicamente gregorettiano, « Le tigri di Mompracem » realizzato nei mesi scorsi a Torino, con Proietti che fa Sandokan). Dunque Gregoretti ha avuto l'idea di un varietà televisivo che s'adattasse all'amico Proietti e ancora una volta ha dato dimostrazione di intelligenza e di originalità. In ogni puntata l'attore è un personaggio diverso. Ieri era un ladro che accompagnato da un maldestro complice penetra in un alloggio di quelli che vengono definiti « altamente signorili » e punta alla cassaforte. In sala c'è un televisore, lasciato acceso, dove si svolge un programma leggero e dove compare anche Proietti nei panni di cantante. La trasmissione si svolge così su due piani, uno che chiameremo reale e uno televisivo, cioè di spettacolo nello spettacolo: un gioco curioso e gustoso che permette scherzi e scherzetti, e l'agevole inserimento di una miscellanea di prosa, cabaret, balletto, canzoni, scenette umoristiche congeniale al poliedrico temperamento artistico del Gigi. Sin qui, tutto bene. Le premesse per un eccellente varietà di insolita struttura ci sarebbero state tutte, in pieno. Purtroppo in questa prima puntata qualcosa non ha funzionato come doveva funzionare. E diciamo subito che cos'è: il ritmo. Una trasmissione quale Sabato sera dalle nove alle dieci, affidata alla regìa di Giancarlo Nicotra, richiede un ritmo completamente diverso: veloce, balzante, galoppante. La caratteristica di Proietti, nel comico o anche nel « serio », è quella dell'immediatezza, dell'aggressività, della zampata con l'unghia, e via. Ci aspettavamo, francamente, che questo esordio acchiappasse per il petto il pubblico e lo scuotesse ben bene. Invece l'andatura è stata equivalente ad un calmo trotterellio. Pian piano, con calma, quasi con flemma, con troppe pause e troppi indugi, lo show si è dipanato allo stesso passo di un romanzo sceneggiato della domenica. E in tale inopinata lentezza si sono verificati, a nostro parere, due grossi inconvenienti: primo, le battute sarcastiche, le ironie, le allusioni del testo di Gregoretti sono andate, se non tutte, in gran parte diluite, disperse e mortificate; secondo, calato in uno spettacolo a tempi larghissimi, lo stesso ottimo e comunicativo Proietti ha finito, certamente contro le sue intenzioni e il suo interesse, coll'avere, a tratti, l'aria del « divo che si esibi¬ sce», del numero uno che avendo in tv molto spazio a disposizione se la prende comoda convinto che basti la sua sola presenza per rapire in estasi la platea. In effetti il franamento della rappresentazione e il guasto parziale di un'idea e di un interprete in fase di realizzazione devono aver causato non pochi scontenti: chi attendeva il cabaret frizzante s'è ritrovato uno spettacolo mollaccione, e la massa, che voleva la « rivista del sabato », è rimasta doppiamente delusa. Peccato, peccato. Dobbiamo sperare nella prossima puntata? 
Ugo Buzzolan 27/01/1974 La Stampa